Melfi (PZ) – L’autorizzazione della cava di Monte Crugname oltre a costituire un sopruso nei riguardi della comunità locale che ha manifestato in tutti i modi la propria contrarietà, costituisce uno sgarbo istituzionale nei confronti dell’ente comunale melfitano che a più riprese ha chiesto di non autorizzare la cava sia con la passata amministrazione che con quella attuale. Proprio a tal proposito rivolgiamo una preghiera a tutti gli schieramenti politici: accantonate le polemiche ed i rimpalli di responsabilità che rischiano di diventare stucchevoli, ma soprattutto contribuiscono ad alimentare divisioni faziose e controproducenti nella nostra comunità (una maledetta piaga atavica dei melfitani), che invece ha bisogno di rimanere unita e coesa per condurre una volta tanto una seria e concreta lotta comune!
L’autorizzazione della cava è una grave scorrettezza nei riguardi della Soprintendenza, che alla luce dei numerosi studi, sopralluoghi e ricognizioni (e in particolar modo di quelli più recenti voluti dal Comune di Melfi) ha comunicato la propria volontà di apporre il vincolo archeologico all’area in questione, anticipando tale decisione con comunicazioni ufficiali sia al Comune di Melfi che alla Regione Basilicata. Stentiamo a credere come il novello assessore abbia autorizzato, alla luce di quanto sopra, con una semplicità (superficialità?) disarmante, un atto che rischia di avere gravissime conseguenze paesaggistiche, ecologiche, archeologiche, turistiche e con tutta probabilità anche sanitarie, alla stessa stregua di un qualsiasi banale atto di routine.
Ci sarà pure un motivo se l’iter autorizzativo è rimasto sul tavolo del precedente assessore per molto tempo, probabilmente in attesa di quell’annunciato vincolo archeologico, che avrebbe messo fine alla vicenda?!
Sottolineiamo sconcertati la poca lungimiranza dell’Ente Regionale, la mancanza di una visione di quelle che saranno le dinamiche turistiche future ma che sono già sotto gli occhi di tutti (altrove sono già realtà consolidate!): i cammini lenti, le vie del gusto, le vie dei vini, i percorsi nella natura! Proprio a tal proposito, mentre il nostro solerte assessore si affannava ad autorizzare la cava “in ossequio alle leggi” (…curioso come altrettanta solerzia non venga posta nell’adozione del piano paesaggistico regionale!) quasi contemporaneamente il ministro Franceschini ufficializzava la prossima candidatura, dell’intero percorso della via Appia, a diventare patrimonio dell’UNESCO!
Purtroppo non abbiamo la certezza che il tratto in questione sarà incluso nell’iter dell’UNESCO, e se non lo sarà tale mancanza costituirà un grave errore perché il ponte romano di Pietra dell’Olio, vincolato archeologicamente dalla Soprintendenza, costituisce a tutti gli effetti la certificazione che proprio nei pressi di Monte Crugname passasse un’importante strada romana; oltre ai tratturi, tra i quali quello di San Guglielmo, che se recuperato, valorizzato e messo a sistema potrebbe costituire un importante asse tra i luoghi di San Guglielmo. Ma in attesa che ulteriori e più approfonditi studi possano dipanare l’ingarbugliata matassa della viabilità antica in quella zona è quantomeno anacronistico autorizzare una cava che stravolgerà inesorabilmente il territorio attraversato da un’antica via consolare romana sia essa l’Appia, un suo diverticolo o la via Herculia, poco cambia.
Infine ci chiediamo come sia possibile autorizzare un investimento imprenditoriale che apporterà benefici pressoché nulli alla collettività, causando di contro numerosi danni oltre a quelli fin’ora esposti, a tutte le aziende che da tempo hanno creduto ed investito in quell’area, cogliendone le straordinarie peculiarità naturalistiche messe a valore per produzioni di qualità di vino, olio, grano passando per quelle dell’allevamento.
Tanto ci sarebbe ancora da dire e siamo disposti a farlo in tutte le sedi, come già fatto nei mesi scorsi, nel frattempo con forza
CHIEDIAMO
alla Regione Basilicata di revocare l’autorizzazione della cava di Monte Crugname;
alla Soprintendenza di accelerare l’iter per l’apposizione del vincolo archeologico all’area in questione e qualora non bastasse, di impugnare presso il TAR l’autorizzazione delle cava;
al Comune di Melfi, di impugnare presso il TAR l’autorizzazione della cava e di divenire capofila di tutti quei soggetti istituzionali e non, contrari alla cava;
al popolo lucano e del melfese in particolare, di dimostrare nuovamente unità e compattezza contro l’ennesimo sfregio alla propria bellissima e purtroppo martoriata terra!