Vito Angelo Colangelo è nato il 24 novembre 1947 a Stigliano, in provincia di Matera, dove ha vissuto fino al 2006, quando si è trasferito a Parma per ragioni familiari. Laureato con lode in lettere antiche presso l’Università Federiciana di Napoli, ha accompagnato sempre la sua attività d’insegnante con un notevole impegno socio-culturale, collaborando peraltro per molti anni a quotidiani e a periodici locali (Lucania, Basilicata sette, La voce dei calanchi, Fermenti, Leukanikà).
E’ autore di testi di videoclip e di guide informative sulla storia di comunità dell’alto materano, tra cui si ricordano: Stigliano, il paese dimenticato; Aliano, il paese di Carlo Levi verso il 2000; Eventi folcloristici e socio-culturali; Aliano oltre il 2000: fra memorie e speranze nel nome di Carlo Levi. Ricca è anche la produzione saggistica. Nel 1994 ha pubblicato Gente di Gagliano – Ritratti di personaggi leviani, che ha ricevuto unanimi consensi di pubblico e di critica; il saggio, ristampato nel 1996, è stato tradotto in tedesco da Christa Droth- Wagner dell’Università di Leeds. Oltre ai giudizi molto positivi di Giovanni Russo (nella prefazione e in Lettera a Carlo Levi, Editori Riuniti), Giovanni Battista Bronzini (ne Il viaggio antropologico di Carlo Levi, Dedalo editore), Pio Rasulo dell’Università di Lecce e Gilberto Marselli dell’Università di Napoli, si ricordano le citazioni in molti studi leviani (tra gli altri, Le donne del Sud e l’arte di Carlo Levi di Daniela Bini dell’Università di Austin nel Texas e L’imitazione dell’eterno, Schena editore di Donato Sperduto).
Del 2003 è Un uomo che ci somiglia, un saggio sulla vita e sull’opera di Carlo Levi pubblicato per il centenario della nascita dell’artista torinese. Per queste prime due opere ha ricevuto riconoscimenti dal Circolo Culturale alianese “Nicola Panevino” e dalle Amministrazioni Comunali di Aliano e di Castelsaraceno. Nello stesso anno, con il patrocinio del prestigioso Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, è uscito presso l’editore Bruno di Potenza Il Maestro di humanitas: l’opera, dedicata all’insigne barnabita e filosofo stiglianese Vincenzo Cilento, il quale ebbe un lungo ed intenso sodalizio umano e intellettuale con Benedetto Croce, nel 2004 meritò una segnalazione al Premio Letterario Nazionale “Basilicata”.
Nel 2006 pubblica Migrazioni e migranti tra storia, cronaca e letteratura, un saggio ben documentato ed avvincente sul fenomeno delle migrazioni umane, indagato dal punto di vista storico e letterario, che gli è valso un ulteriore riconoscimento fuori concorso nella XI edizione del Premio Letterario Nazionale “Carlo Levi”. Del 2008 è Cronistoria di un confino – L’esilio in Lucania di Carlo Levi raccontato attraverso i documenti, che ha avuto forte risonanza sulla stampa nazionale, come dimostrano gli ampi servizi di Nello Ajello su la Repubblica, Giovanni Russo sulla Terza pagina del Corriere della sera, Nicola Coccia sul Quotidiano Nazionale (la Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno), Michele Fumagallo su Il Manifesto, Andrea Di Consoli su Il Riformista, Giuseppe Lupo su Il Quotidiano della Basilicata.
Nel 2010 esce, come i due precedenti, per i tipi di Scrittura & Scritture di Napoli, L’avventura di un Premio Letterario, su fatti e protagonisti del Premio Letterario Nazionale Carlo Levi di Aliano. Il libro, un’antologia critica della letteratura italiana del secondo Novecento, è stato favorevolmente recensito da Antonietta Latino su La voce dei calanchi, da Nunzio Festa su Il Quotidiano della Basilicata, da Isabella Spagnoli su La Gazzetta di Parma e da Dorina Ripullone su La Gazzetta del Mezzogiorno. Nel 2012, prefato dal direttore emerito de La civiltà cattolica padre Gianpaolo Salvini, pubblica per i tipi della Elledici di Torino Storia di un’anima, il primo saggio sistematico sul padre gesuita lucano Giuseppe De Rosa, che per oltre cinquant’anni fu massimo scrittore dello storico e prestigioso quindicinale dei gesuiti e figura di spicco nel panorama culturale cattolico del XX secolo.
Nel 2007, «in riconoscimento della nobile attività educativa e culturale», ha ricevuto dall’Associazione Consiglieri e Parlamentari Lucani il Premio Verrastro, dedicato alla memoria del primo Presidente della Regione Basilicata, e nel 2011 il Premio “Don Alberto Distefano”. Ha partecipato come relatore ufficiale a convegni su Carlo Levi e sul meridionalismo a Eboli (SA), a Giaveno (TO), a Cardano al Campo (VA), a Bari, a Taranto, a Bologna e, a Roma, nella sede della Società Dante Alighieri. E’ componente della giuria del Premio Letterario Nazionale “Carlo Levi”.
Nota. Le recensioni delle tre opere uscite presso Scrittura & Scritture sono disponibili, in versione integrale, nella rassegna stampa del sito www.scritturascritture.it
Testimonianze e Rassegna critica Gente di Gagliano – Ritratti di personaggi leviani Per il Circolo Culturale Nicola Panevino La Stamperia, Matera, 1994
Il libro di Colangelo contribuisce a colmare un vuoto nella pur così vasta letteratura critica sul “Cristo” di Levi…L’autore ha “rifatto” il ritratto dei personaggi centrali del libro attraverso un confronto tra quelli reali e quelli trasfigurati dall’arte e dalla fantasia di Levi…Egli ha compiuto una curiosa operazione, molto interessante, di antropologia letteraria. Ha rovesciato il processo della produzione artistica che va dalla realtà alla letteratura, cosicché Gagliano, un paese immaginario, è diventato lo specchio in cui si proietta il paese reale, Aliano…In questo modo, e pensiamo che i critici letterari debbano tenerne conto, arricchisce gli strumenti per comprendere la struttura e la validità artistica del “Cristo”.
Giovanni Russo, dalla Prefazione a Gente di Gagliano
Ho letto tutto d’un fiato il tuo libro sui personaggi del Cristo si è fermato a Eboli. L’ho molto gustato. E’ un testo che potrebbe utilmente accompagnare la lettura del Cristo, almeno per quanto riguarda le persone. Al di là delle persone, però, tu riesci a lumeggiare la tesi di fondo del libro, inquadri il tutto nella storia e nella critica.
Francesco Zerrillo, vescovo di Tricarico,
da una lettera all’autore dell’11 ottobre 1994 4
L’autore si dimostra in possesso di tutti gli strumenti del mestiere per penetrare nel vivo del Cristo. Ne apprezza l’indubbio spessore antropico e la invidiabile e quasi irripetibile capacità pittorica, per cui lo scenario tracciato ha colpito da sempre il pubblico e non soltanto in Italia…Il libro di Colangelo è una piccola galleria che ambienta e sollecita.
Pancrazio Perrone,
ne La voce dei calanchi 3/1994
Gente di Gagliano è una interessante pubblicazione, perché propone una puntuale ricostruzione delle biografie reali dei personaggi del Cristo.
Serafino Paternoster, ne La Gazzetta del Mezzogiorno del 12 ottobre 1994
L’operazione di Colangelo è utilissima, perché, a distanza di tempo, serve a rileggere con occhi limpidi il libro di Levi, un libro che è stato molto importante per il Mezzogiorno e la Basilicata.
Rocco Mazzarone, dalla presentazione del libro a Tricarico il 20 ottobre 1994
Ho lentamente degustato – sì, proprio degustato – ogni pagina di questo libro; ogni tanto socchiudendo gli occhi per sentire meglio quella voce lontana, ma vicina che mi teneva compagnia in aereo – sospeso tra terra e cielo e più vicino a Dio – e mi riportava a una dimensione più umana della vita.
Gilberto Antonio Marselli, ne La voce dei calanchi 1/1995
…So also kam ich in den Besitz der “Leute von Gagliano” – dieses faszinierenden, geradezu, ergreifenden Buches, das, die Zeiten uberspringed, gerdezu ergerifenden Buches, das, die Zeiten uberspringed, uns noch einmal in das Herz del Dorfes fürth, in dem Carlo Levis Buch: “Cristus Kam Nur Bis Eboli” entstanden ist.
Ganz sicher, so meine ich, ist Colangelos Buche in besinders wichtiger, neuartiger, daher aussergewöhnlicher Beitrag innerhalb der ins immens angewachsenen Literatur zum Thema “Christus”, wenn nich gare in wichtiger Beitrang oder neuer Anstoss zur Levi-Forschung selbst.
[…così entrai in possesso di Gente di Gagliano, un libro a me caro, affascinante, se non addirittura commovente, il cui spirito, riproponendo tempi lontani, finisce per portarci nel cuore del paese, dove Cristo si è fermato a Eboli fu concepito.
Indubbiamente mi pare che l’opera di Colangelo occupi un posto di particolare rilievo e di novità nella voluminosa letteratura sul Cristo, e ritengo che essa possa dare nuovo impulso a future ricerche sull’opera di Levi in generale.]
Christa Droth – Wagner, dalla recensione pubblicata ne La voce dei calanchi 2/1995
E’ un lavoro originale e rigoroso che solo uno studioso dal solido bagaglio culturale e una lunga frequentazione dei luoghi leviani poteva offrire.
Rocco Digilio, in Città domani del 7 maggio 1995
Si tratta di un’analisi attenta e scrupolosa di figure e situazioni che costituiscono quel mondo a parte “negato alla storia e al progresso”. Una ricerca condotta al lume di una notevole professionalità, non soltanto con intenti didattici ma anche e soprattutto con finalità informative e culturali. Elegante nello stile e corretto nell’espressione, questo libro si fa apprezzare per chiarezza di linguaggio e ricchezza di notizie.
Pio Rasulo, ne Il Corriere del giorno del 13 settembre 1996
L’operazione di Colangelo non toglie nulla alla validità dell’opera di Carlo Levi, anche se, a nostro avviso, restituisce dignità storica ad alcuni personaggi posti in ridicolo e manipolati in funzione antifascista.
In Heraclea – Corriere lucano 1996 Ci sono libri che occupano a lungo il tavolo di lavoro, utili ma insidiosi ed intricati a comprendersi a ogni pagina, insomma di difficile accesso, ce ne sono altri che invece vagano stancamente tra uno scrittoio e un comodino anche mal sopportati ed infine ce ne sono altri ancora che si leggono tutti d’un fiato, con partecipazione e quasi con un’ansia gioiosa di vedere le pagine scorrere sotto i nostri occhi, sicché con rammarico ci decidiamo a riporli al termine della lettura. E’ questo il caso del bel volume di Vito Angelo Colangelo Gente di Gagliano – Ritratti di personaggi leviani, un’opera che disegna con rapidi ed efficaci tratti uomini, situazioni e scenari di una Basilicata ormai scomparsa, fermandoli per il lettore nel punto di connessione tra storia (o, meglio, realtà?) e trasposizione letteraria operata da Carlo Levi …
Margherita Cilento Guida, ne La voce dei calanchi dicembre 1998
Ho avuto la fortuna di poter leggere il libro Gente di Gagliano che mi ha reso molto curiosa della vita della gente di adesso di Aliano. Ho trovato tante similitudini fra la vita dei contadini della Lucania del libro e quella delle persone ungheresi che avevo conosciuto nei Carpazi negli ultimi due anni, in Romania.
Gyorcyi Gvetvai, studentessa universitaria a Budapest, da una lettera del 26 febbraio 1999 all’autore
V. Angelo Colangelo wrote a book about the people of Aliano who became characters in Cristo, and the animosity that his falsification caused among them. Given the positive social perspective of the book, Colangelo, however, is very forgiving toward the writer and incites his fellow “alianesi” to be the same.
(V. Angelo Colangelo ha scritto un libro sulla gente di Aliano che diventarono i personaggi nel Cristo, e l’animosità che le falsificazioni causò tra loro. Data la positiva prospettiva sociale del libro, Colangelo è molto indulgente nei confronti dello scrittore e incita i suoi amici alianesi a fare lo stesso.)
Daniela Bini, Women of the South and the art of Carlo Levi, in Forum Italicum, a journal of italian studies vol. 37, no. 1 spring 2003
Un uomo che ci somiglia – Ricordo di Carlo Levi nel centenario della nascita – Per il Circolo Culturale Nicola Panevino 7
Vito Angelo Colangelo vincitore XIII edizione “Premio Don Alberto Distefano”
La Stamperia, Matera, 2003
Questo bel saggio che Vito Angelo Colangelo ha composto nel centenario della nascita di Carlo Levi è il più bel monumento che si potesse erigere alla memoria di un Uomo che ci somiglia. E’ una ricerca scrupolosa, suffragata da citazioni e da note esplicative, corredata da una bibliografia esaustiva nella sua essenzialità. Un’analisi attenta del pensiero e dell’opera di un grande artista che ha percorso, nella buona e nella cattiva sorte, la storia del ventesimo secolo tanto inquieto e travagliato eppure così ricco di conquiste scientifiche e sociali…
Le due parti in cui il testo si articola sono le coordinate di un percorso critico che Colangelo compie nella scioltezza di una scrittura piana ed elegante…Un omaggio, dunque, alla memoria dello scrittore che ha amato la “sua” Lucania, ma anche il ristabilimento di verità rimaste a lungo prive di risposte convincenti.
Pio Rasulo, dalla Prefazione a Un uomo che ci somiglia.
Si tratta di un’altra mirabile puntata di Colangelo sull’artista torinese confinato ad Aliano. Nelle pagine intervallate da belle immagini sulla permanenza di Levi in Basilicata, Colangelo propone i fatti più rilevanti della biografia dell’autore di Cristo si è fermato a Eboli ed una riflessione sugli aspetti politici, culturali, letterari e artistici.
Emilio Salierno, ne La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 febbraio 2003
Un uomo che ci somiglia è un appassionante saggio storico-biografico scritto da Vito Angelo Colangelo, che ha così voluto ricordare la figura poliedrica di Levi nel centenario della nascita.
Attraverso questa pubblicazione si coglie l’intima indole dell’uomo Carlo Levi e si vivono intensamente le ragioni dell’animo e della mente dello scrittore; è un viaggio schietto e critico nella storia e nella memoria delle vicende non solo di Levi ma di tutta la realtà lucana dell’epoca.
Il saggio è scritto con uno stile sobrio ed elegante, fruibile e diretto.
Mariangela Petruzzelli, ne La Nuova Basilicata del 7 aprile 2003 .
Ho letto il saggio con interesse: certamente ben figura accanto ad altri contributi sollecitati dall’anniversario. Con il passare del tempo resta tutto il valore del romanzo di Levi e della sua permanenza tra noi. Credo che sia doveroso non solo riconoscerlo, ma anche assecondare lo stimolo a ripensare, rileggere e riscrivere la storia di quegli anni e di quell’esperienza, come fai efficacemente anche tu.
Sen. Giampaolo D’Andrea, da un messaggio all’autore del 5 aprile 2003
Il suo libro Un uomo che ci somiglia ricostruisce in modo approfondito e puntuale la vita e l’opera di Carlo Levi e deve pertanto essere annoverato tra gli importanti contributi che aiutano a capire meglio lo scrittore torinese.
Donato Sperduto, da un messaggio all’autore dell’aprile 2003.
Il libro ripercorre la storia dello scrittore che rese nota Eboli nel mondo. E’ la fatica letteraria di Vito Angelo Colangelo da anni impegnato nella riscoperta della memoria.
Da Il Mattino del 9 luglio 2003
E’ quasi inutile dirLe che, non solo ho molto gradito il suo ultimo frutto, ma ho già avuto modo di apprezzarlo…E’ un testo molto ben articolato in quanto riesce a fornire un quadro estremamente esauriente e significativo della vita e della figura di don Carlo, al quale molto opportunamente Lei ha voluto aggiungere un’originalissima Parte seconda, dedicata espressamente al famoso testo che tanto ha significato, non solo per la Basilicata e per la civiltà contadina, ma anche e soprattutto per la mia e la Sua generazione. Ho trovato, poi, estremamente utile la Parte terza, perché era opportuno si facesse un po’ di luce su quella preziosa opera divulgativa e di approfondimento svolta dalle Associazioni leviane. Il corredo iconografico l’ho trovato molto significativo e, per certi versi, anche commovente.
Gilberto Antonio Marselli, da una lettera all’autore dell’8 luglio 2003 Il Maestro di humanitas – Ricordo di Vincenzo Cilento nel centenario della nascita –
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli
Nicola Bruno editore, Potenza, 2003
Colangelo si lascia ammirare proprio per questa sua non comune dote di presentare la personalità dello studioso in modo da non lasciare alcun dubbio sulla serietà del lavoro… Fin dalla Premessa Colangelo rivela la sua originalità nell’esporre vicende e fatti. Il suo stile semplice e classico nella forma offre una lettura piacevole da cui ci si distacca malvolentieri. Piace il tono sommesso che rivela ancora stima incondizionata e riconoscenza verso il proprio Maestro…
Nicola Viggiano, dalla Prefazione a Il Maestro di humanitas
Ho notato, con gioia, che ha approfondito con sagace penetrazione la speculazione del grande Maestro e ne ha ricavato un ritratto vivo e significativo
Emma Del Basso, da una lettera all’autore del 9 marzo 2004
Ho molto apprezzato come Lei ha trattato l’argomento mettendone in luce proprio gli aspetti essenziali, Un’opera che, sono sicuro, verrà molto apprezzata dagli estimatori di padre Cilento, che non sono certo pochi.
Gilberto Antonio Marselli, da una lettera all’autore del 20 marzo 2004
Debbo dirle che ho molto apprezzato il suo lavoro, così meditato e documentato; in esso è stato facile per me (ma credo per ogni lettore) ritrovare il Maestro, tutto il Maestro con la sua scienza, la sua humanitas e la sua umanità.
Gerardo Sangermano, da una lettera all’autore del 21 marzo 2004
Colangelo questa volta ha messo da parte Carlo Levi, di cui ha scritto in almeno due opere, per ricordare un personaggio dall’eterna attualità perché legato a temi sempre vivi, cioè quelli plotiniani della felicità come fine ultimo dell’agire, del legame inscindibile tra essa e le disposizioni virtuose dell’anima, del ruolo decisivo della conoscenza nella vita morale.
Emilio Salierno, ne La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 marzo 2004
Vivida è nel saggio di Colangelo anche la puntualità legata alla descrizione dell’uomo e dell’umanista Cilento, attraverso ogni fase della sua esistenza.
Angela Pino, ne La Nuova Basilicata del 22 ottobre 2004
Ti ringrazio dell’occasione, che mi hai offerto, di approfondire adeguatamente la conoscenza dell’uomo, dello studioso e del religioso. Le tue pagine, affettuose e sincere, conducono per mano il lettore, accompagnandolo per l’”itinerarium mentis” che fu del barnabita, che, per essersi formato sulle pagine di Laberthonnière e di Plotino, non dovette avere vita serena. Tu lo lasci opportunamente capire, pur fermandoti rispettosamente sulla soglia dell’uomo e della sua coscienza … La tua penna scorre delicata e sottile, rispettosa e classica, e quindi umana.
Giovanni Caserta, da una lettera all’autore del 30 ottobre 2004
Migrazioni e migranti tra storia, cronaca e letteratura con il patrocinio del Comune di Aliano Scrittura & Scritture, Napoli, 2006
Questo di Vito Angelo Colangelo è uno studio pacato e avvincente sullo straziante fenomeno delle migrazioni umane, considerate dal punto di vista storico e letterario. Colangelo scandaglia infatti con obbiettività e ponderatezza gli spostamenti dell’uomo da una regione all’altra, oppure da un paese all’altro, ed altresì da un continente all’altro, evidenziandone significativamente le cause che ne sono alla base nonché gli effetti sortiti da quelli che Carlo Levi considerava gli “esili forzati”.
Donato Sperduto, dalla Prefazione a Migrazioni e migranti
Il Comune di Aliano si fa promotore della pubblicazione dello studio sull’immigrazione condotto dal prof. Vito Angelo Colangelo e intitolato Migrazioni e migranti, in quanto questa tematica riveste un ruolo di centrale interesse sociale visto che il fenomeno rappresenta ancora oggi la nota stonante, la piaga dolente presente nella storia della nostra Basilicata.
L’autore dedica il lavoro a quelle persone “costrette ad inventarsi un progetto di vita lontano da casa”. Questa frase, o meglio il termine “costrette”, dà proprio il senso di quell’”esilio forzato”, di quell’inevitabile necessità di dover andar via perché altrimenti non sarebbe possibile condurre una vita dignitosa.
Antonio Colaiacovo, sindaco di Aliano, dalla Presentazione dell’opera
L’uomo e i suoi spostamenti nella storia sono al centro dell’ultimo libro del professor Colangelo… Uno dei cinque capitoli è dedicato ad Aliano e a Stigliano. Dati anagrafici (rilevati presso gli uffici municipali di competenza) e tabelle statistiche mettono chiaramente in evidenza lo svuotamento antropico accusato negli anni dai due comuni.
Antonio Grasso, ne La Nuova Basilicata del 22 agosto 2006
Devo farLe molti complimenti per l’impegno e la passione che affiorano dalla lettura del libro e per aver scelto di affrontare un tema così delicato e centrale come quello dell’emigrazione. Fenomeno che ha riguardato e continua a riguardare il nostro territorio, ma che più sentitamente tratta della vita di molti uomini e donne costretti a cercare la propria realizzazione in terre lontane, disposti a contrabbandare, contaminare e mutare la propria identità d’appartenenza per cercare di affermare con volontà e determinazione il proprio diritto a vivere meglio.
Sen. Filippo Bubbico, da una lettera all’autore del 28 novembre 2006
Il problema [dell’emigrazione], nel libro di Colangelo, è esaminato dall’interno, anche se non da un emigrato. E’ infatti esaminato da uno che è rimasto, ma che, comunque, ha visto partire tanti compaesani, compresi i suoi figli, Ciò, se è possibile, non fa che aumentare il cruccio e il rammarico. Nel sud e nella nostra regione, purtroppo, o emigrano i padri o emigrano i figli. Un senso di colpa, allora, finisce col prendere chi è rimasto. L’atto del rimanere finisce con l’apparire un atto di egoismo, consumato a danno dei propri cari.
Da questo guazzabuglio psicologico, di manzoniano significato, nasce l’interesse pensoso e amaro di Colangelo per l’emigrazione, che non è comparabile con quella di chi ha lasciato volontariamente il paese per amore di conoscenza, o per amore di successo. C’è infatti il mito dell’Ulisse dantesco, che decide di tentare l’avventura della esplorazione oltre le colonne d’Ercole, anteponendo la conoscenza, e quindi l’amore per l’umanità, a quello per il proprio paese…..C’è però un altro Ulisse nel libro di Colangelo, che più interessa l’autore. Ed è l’Ulisse omerico che, dopo dieci anni di guerra, ne fa dieci di viaggi per tornare a casa, dalla sua Penelope, dal suo Telemaco e dal padre Laerte. Colangelo si identifica idealmente con questo Ulisse e con il suo sogno, avendo egli stesso fatto la scelta di rimanere a casa e nel suo paese. Il mondo egli lo avrebbe voluto fatto in modo tale che esistessero solo gli Ulissi danteschi, migranti per volontà, o gli Ulissi omerici, con la possibilità del ritorno. Così non è. Il suo pensiero, perciò, va alle migliaia e migliaia di emigranti anonimi che, imbarcati sulle carrette marine come bestie, seguirono l’avventura dell’Oceano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Poi va ai numerosi braccianti e contadini espulsi dalle terre e finiti nelle miniere o nelle fabbriche di Francia, Svizzera, Inghilterra e Belgio, oppure verso il triangolo industriale del Nord, subito dopo la seconda guerra mondiale.
Giovanni Caserta, ne La voce dei calanchi ottobre 2006
Migrazioni e migranti è davvero bello e molto interessante…Alcune parti addirittura le ho tradotte in giapponese per capirle e ricordarle meglio. Ma dopo la seconda lettura ho pensato che è meglio tradurre tutto per una maggiore comprensione…E’ un ottimo lavoro: fornisce veramente ai lettori ulteriori elementi di conoscenza e spunti di riflessione. Anche la suddivisione in cinque capitoli è funzionale ed efficiente. Introducono i lettori all’interno del libro abilmente.
Yuko Nishimaki (Università di Tokyo),
da una lettera all’autore del 20 dicembre 2006
Il libro di Colangelo è un saggio davvero interessante, perchè, oltre ad un’analisi lucida e argomentata, propone come sfondo integratore il viaggio inteso come migrazione dell’anima.
Eugenio Scardaccione, dalla presentazione del libro a Bari del 24 febbraio 2007
Questo Migrazioni e migranti tra storia, cronaca e letteratura è davvero un gran bel libro, ben scritto, con un linguaggio agile e semplice laddove si rintracciano i segni della narrazione tipica dei grandi documentaristi: un saggio che al rigore formale d’una ricerca scrupolosa aggiunge un’attenta analisi su dati relativi al fenomeno dell’emigrazione…
Tonino Scardaccione, ne La voce dei calanchi dicembre 2006
[Migrazioni e migranti è] un approccio multidisciplinare al fenomeno delle migrazioni umane che recupera il prezioso rapporto tra storia, cronaca e letteratura.
Laura Arcieri, dalla scheda di presentazione
per la Fiera del libro di Torino (maggio 2007) 14
Il suo sentito libro delle tristi emigrazioni mi accompagna spesso nei momenti di tranquillità.
Prospero Colonna di Stigliano, da una lettera all’autore dell’ 11 settembre 2007
Ho letto con vivo interesse Migrazioni e migranti ed ho particolarmente apprezzato sia la sintesi delineata – dalle più remote origini ad oggi -, sia la ricchezza dei riferimenti – soprattutto quelli letterari – assai utili per inquadrare un fenomeno così complesso e variegato com’è l’emigrazione.
Corrado Truffelli, Presidente Centro Studi Card. “A. Casaroli” di Parma, da una lettera all’autore del 30 marzo 2009
Cronistoria di un confino
L’esilio di Carlo Levi in Lucania raccontato attraverso i documenti con il patrocinio del Comune di Aliano, scrittura & Scritture, Napoli, 2008
L’ho letto immediatamente e tutto. Non starò a dire della bella veste tipografica del volume. Mi interessa manifestarti tutta la mia ammirazione per la tua pazienza nelle ricerche d’archivio … Tu ci fornisci una messe di documenti, che mettono un punto fermo su molte questioni, piccole o grandi che siano. Dello stile, piano, e dalla rotondità classica, non dirò più di quanto ti avranno detto altri. Il profilo di Levi – della sua vita e della sua opera – è, ora, nelle sue linee essenziali, definito e sostenuto da prove.
Giovanni Caserta, da una lettera all’autore del 12 dicembre 2008 Cronistoria di un confino è un volume che ho sinceramente apprezzato.
Guido Sacerdoti, da una lettera all’autore del 19 dicembre 2008
Graditissimo, mi è giunto il Suo volume “Cronistoria di un confino”. Ho molto apprezzata la cura della Sua trattazione e, in particolare, la ricca documentazione allegata, molto illuminante.
Gilberto – Antonio Marselli, da una lettera all’autore del 14 gennaio 2009
Si tratta di un libro molto importante per chi voglia occuparsi del “Cristo” e del confino leviano.
Donato Sperduto, da una lettera all’autore del 17 gennaio 2009
Il saggio di Vito Angelo Colangelo ricostruisce attraverso i documenti il breve ma intenso periodo trascorso da Levi tra Aliano e Grassano [ed] è un’opera assai preziosa.
Luigi Ciamburro, da Report on line del 20 gennaio 2009
La lettura del testo risulta agevole in quanto presenta una scrittura breve ma densa di significato e contenuto quale frutto di un sapiente e approfondito studio che l’autore, da molti anni, conduce sulle vicende dello scrittore torinese.
Il libro si presenta sotto la forma di ipertesto: nei brani, infatti, oltre alle vicende politiche e culturali vissute da Carlo Levi, vi sono riferimenti storici, geografici ed economici sulla Basilicata, sul copioso numero di confinati politici presso altri comuni della regione, sul numero di abitanti di Grassano e Aliano, censiti nel 1936.
Il rigore scientifico dei dati consente al lettore di cogliere meglio la distanza che intercorre tra la città di Torino, che in quel momento rappresentava il motore dello sviluppo culturale, tecnico e scientifico italiano e le lontane e solitarie terre di Basilicata, che invece erano inghiottite dalla miseria e regolate da un tempo-non tempo, immobile e borbonico.
Il lettore, di volta in volta, viene rimandato ai documenti storici di riferimento che l’autore, con attenta ricerca e cura, ha organizzato corredandoli di un riepilogo iniziale e di una appropriata didascalia.
Il lavoro, dunque, per la puntuale raccolta di fonti, non solo costituisce un formidabile strumento di ricerca per studenti e studiosi che intendono attingere dati certi su Carlo Levi, ma anche un prezioso tassello che amplifica ulteriormente lo spessore culturale dell’autore Vito Angelo Colangelo.
Antonietta Latino, da L’importanza delle fonti storiche, ne La voce dei calanchi, dicembre 2009
Nel bel libro, breve storia che, una volta finita, si riprende dall’inizio per gustare tutti i segni sparsi nel testo, l’autore traccia un ritratto di Levi intriso di note umane suonate con l’armonia di una straordinaria e semplice sapienza compositiva; riesce a ricreare quell’atmosfera, dagli anni della sua formazione al breve (quasi dieci mesi) ma intenso periodo del confino, prima a Grassano, quindi ad Aliano. … Leggendolo è impossibile non raffigurarsi quei luoghi annidati tra le montagne, e il mondo contadino che Levi ha intensamente vissuto, scritto e ritratto. Documenti ricuciti con una certosina perizia offrono con ricchezza di particolari l’esatto disegno dei tempi di un paese diverso. Il tempo si è fermato ad Aliano, fissato in queste pagine, nelle 52 preziose “carte” che testimoniano i momenti salienti del confino di Levi e con le 11 preziose foto della gente di lì. Dietro questa storia c’è la Lucania che racconta e ascolta, c’è il passato su cui si è depositato il presente senza schiacciarlo. Una vittoria sullo scorrere del tempo.
Vanda Bocco, da Tutte le Lucanie del mondo, in Il mondo di suk, 2 febbraio 2009
… «la permanenza giudiziaria» [di Carlo Levi] … viene ora rievocata nel volume di Vito Angelo Colangelo, Cronistoria di un confino. L’esilio in Lucania di Carlo Levi raccontato attraverso i documenti (editrice Scrittura e Scritture, 136 pagine, 12 euro). Una rete di carte d’archivio avvolge, come un fitto promemoria, quel tratto di vita che lascerà un’impronta durevole nell’animo del confinato trentatreenne, ispirandogli, oltre a tanti disegni a penna e oli su tela, un celebre romanzo di testimonianza, Cristo si è fermato a Eboli, edito in anni più tardi (1945). Emerge insomma dal volume quella vicenda che, trasfigurata dalla sua attitudine fantastica, varrà allo scrittore la qualifica di «torinese del sud». Ma com’era Carlo Levi prima dell’incidente confinario? Nel libro di Colangelo, fra un documento e l’altro, se ne parla a lungo.
Nello Ajello, da Un torinese del sud in esilio, in la Repubblica del 1 marzo 2009. Non ci sono più segreti. Il confino di Carlo Levi in Lucania, prima a Grassano e poi ad Aliano dove è ambientato “Cristo si è fermato a Eboli”, è raccontato ora, per la prima volta dopo settant’anni, attraverso una serie di documenti pubblicati su concessione del Ministero per i beni e le Attività culturali. Nel volume di Vito Angelo Colangelo, edito a Napoli da Scrittura & Scritture, sono riprodotti integralmente una cinquantina di documenti ….
Il volume “Cronistoria di un confino – L’esilio di Carlo Levi in Lucania raccontato attraverso i documenti “, pubblicato con il patrocinio del Comune di Aliano, anche se non rivela clamorose verità, ha il pregio di aver riunito tutta la documentazione e di averla messa a disposizione del pubblico. Con l’aggiunta di fotografie dell’epoca dove si vedono, oltre a diverse immagini di Carlo Levi, alcuni personaggi del “Cristo” come il podestà, don Trajella, il farmacista, ma anche il “pisciatoio” e la Balilla dell’americano che prelevò il medico pittore al ponte di Acinello.
La pubblicazione è utile per far chiarezza anche sulle varie date annotate nel “Cristo”.
Nicola Coccia, da Ecco le carte ‘segrete’ di Carlo Levi al confino, in Il Resto del Carlino – La Nazione – Il Giorno del 10 marzo 2009
La casa editrice napoletana Scrittura & Scritture ha pubblicato da qualche mese “Cronistoria di un confino. L’esilio in Lucania di Carlo Levi raccontato attraverso i documenti” di Vito Angelo Colangelo. Il libro ripercorre, scandagliando documenti, carteggi e manoscritti dell’epoca, la vita del confinato torinese ad Aliano, in Basilicata. Ne emerge il ritratto di un uomo determinato e dalla profonda sensibilità, attento osservatore di un mondo ‘lontano’ e arcaico, intriso di tradizioni, umanità e magia.
Elisa di Battista,
da Carlo Levi tra scrittura e pittura, in www. Milanocultura.com del 12 marzo 2009
Il saggio che l’autore scrive per ricordare, soprattutto ai giovani, la rilevanza intellettuale e politica di Carlo Levi, ha il pregio di stimolare la curiosità del lettore. Anche la prospettiva, che suggerisce Angelo Colangelo, inquadra l’opera di Carlo Levi in modo originale, quella cioè di un uomo, proveniente da Torino ossia la città che più delle altre ha saputo interpetrare lo spirito di innovazione che l’industria automobilistica ha stimolato, che si fa fervente e competente conoscitore della causa del Mezzogiorno d’Italia. Le conoscenze che vengono citate nella fase di apprendistato del suo antifascismo e il suo avvicinamento a Giustizia e Libertà, da Gobetti a Ginzburg, da Foa a Adriano Olivetti, sono un invito a conoscere meglio questi straordinari personaggi per comprendere la rilevanza che devono avere avuto nella crescita intellettuale di Carlo Levi. … Insomma cinquanta pagine, arricchite poi da una vasta raccolta di documenti, che spingono a una serie di riflessioni.
da Arcilettore.it del 30 marzo 2009
… il libro di Angelo Colangelo Cronistoria di un confino. L’esilio in Lucania di Carlo Levi raccontato attraverso i documenti … approfondisce proprio il rapporto che Carlo Levi ha avuto con la Basilicata e con il Sud. E’ un contributo importante perché pubblica i documenti originali di quell’epoca insieme con un saggio dell’autore che è stato molto legato ad un grande amico di Levi, Rocco Mazzarone. Leggendo le lettere che gli inviavano la sorella Luisa e la donna a cui era legato, Paola Levi Olivetti, e guardando i disegni e i quadri di quel periodo, si vede sotto una nuova luce il processo che portò Levi a scrivere il celebre romanzo Cristo si è fermato a Eboli e il ruolo che egli ha avuto nella battaglia per la libertà e la democrazia.
Giovanni Russo,
dall’elzeviro “L’esilio creativo di Carlo Levi”, in Corriere della Sera del 23 aprile 2009
L’ultima fatica dello scrittore [Angelo Colangelo] è un’opera che scandaglia i documenti ministeriali e prefettizi del confino di Levi. E ne viene fuori uno spaccato della cultura dell’Italietta fascista quanto mai istruttivo del rapporto cittadino-Stato non solo nell’epoca della dittatura ma anche nel pre e post fascismo. … questa raccolta dei documenti del confino … dà ai lettori una visione del tutto diversa dal confino come villeggiatura di cui farneticò tempo fa Silvio Berlusconi.
Michele Fumagallo,
da «Gente di Gagliano», un viaggio nella Lucania di Carlo Levi, in il manifesto del 21 agosto 2009
L’altra faccia di “Cristo si è fermato a Eboli” si specchia in questa “Cronistoria di un confino”. Nell’opera è riassunta la carriera intellettuale [di Carlo Levi], tratteggiata dal sodalizio con illustri figure dell’epoca, poi raccontata la parabola lucana e la sua eredità. … il volume di Colangelo si rivela un contributo importante. … Soprattutto, è colto nel suo farsi il momento formativo di un originale interpetre del suo tempo.
Giovanni Chianelli,
da Carlo Levi, prima dell’esilio i giorni “glamour”, in la Repubblica (Napoli) del 22 agosto 2009
Coerentemente con l’impegno assunto diversi anni fa, al tempo della monografia che si intitolava Gente di Gagliano (1994), Colangelo continua la personale indagine nella vicenda di un forestiero, che ha finito per innamorarsi della Lucania e di starci per sempre. Ma lo fa avendo la bussola puntata sulla storia, sul documento, che è l’unica certezza cui aggrapparci quando le parole sovrastano le idee ed è anche un invito a puntellare di cronologie, date, occasioni precise un’esperienza straordinaria, sottoposta al rischi di revisioni o distorsioni.
Giuseppe Lupo,
ne Il quotidiano del 7 novembre 2009 [Cronistoria di un confino] ricostruisce assai bene tutta la storia della formazione politica e del confino di Carlo Levi. […] Colangelo racconta molto bene il trauma di un così repentino passaggio dalla Torino moderna, industrializzata e antifascista, alla Lucania contadina, povera, ancora lontana dalle strutture e dalle sovrastrutture della modernità …
Andrea Di Consoli,
da Don Carlo in esilio, in Il Riformista del 4 dicembre 2009 L’avventura di un Premio Fatti e protagonisti del Premio Letterario Nazionale Carlo Levi Scrittura & Scritture, Napoli, 2010
… le pagine rappresentano la realizzazione della possibilità concreta di stare con tutto il corpo nella storia del Premio. Ampliato, grazie pure a fotografie che dicono di momenti salienti delle varie edizioni, oltre che con profili di tutti i premiati e di ogni opera vincitrice, il libro potrà avere territori interessati nel patrimonio libresco italiota. […] Senza far assolutamente rimpiangere “Basilicata coast to coast”, Colangelo ha creato un viaggio davvero imprescindibile. Necessario per gli amanti della vita stata di Carlo Levi.
Nunzio Festa,
da Viaggio nel Premio Levi ne Il Quotidiano della Basilicata del 18 ottobre 2010. Ha collaborato all’ideazione di un Premio letterario che fa parlare di sé da più di vent’anni e, ora, Vito Angelo Colangelo, uomo del sud, parmigiano di adozione, ha deciso di fissare i momenti più intensi di questa importante manifestazione nelle pagine del suo libro.
Isabella Spagnoli,
da “Vi racconto gli autori del Carlo Levi”, nella Gazzetta di Parma del 3 novembre 2010
Una scrittura impregnata di vero e limpidezza racconta la storia del Premio Nazionale Carlo Levi e dei suoi protagonisti. […] L’avventura di un Premio apre con un riferimento (Dinu Adamesteanu) alla storia antica della Lucania, vero “setaccio di culture”, che si manifesta tale anche nei rinvenimenti archeologici tra Aliano e Alianello, e chiude con la modernità espressa con l’esempio di un imprenditore (Pasquale Vena), come se l’autore attraverso il potere della scrittura auspichi che l’uomo moderno risorga dalle ceneri dell’uomo antico e che Aliano, la Basilicata e forse tutto il Meridione imparino a gestire risorse umane e territoriali mettendo in campo strategie politiche intelligenti.
Antonietta Latino,
da Un’avventura di oltre vent’anni, ne La voce dei calanchi novembre 2010
Vent’anni di storie, difficoltà, orgoglio e soddisfazioni racchiuse nel racconto di uno dei protagonisti. […] Con la puntualità e la precisione che solo l’aver vissuto direttamente gli eventi può dare, Colangelo attraversa questi vent’anni di storia e ce li regala in un piacevole racconto, dalla sintassi piana e classicheggiante. […] Un pro-memoria e insieme un vero e proprio viaggio nella cultura e nella letteratura italiana contemporanea. Nel libro, infatti, dopo aver ripercorso le tappe più importanti della storia del riconoscimento, l’autore delinea un agile profilo dei premiati e delle opere vincitrici, trasformando il saggio in un’originale antologia.
Dorina Ripullone,
da Il racconto della memoria, ne La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 novembre 2010
Storia di un’anima Giuseppe De Rosa, sacerdote, giornalista e scrittore Elledici, Leumann (TO) 2012
Gentilissimo Vito Angelo, ho ricevuto il tuo studio su P. Giuseppe De Rosa. L’ho letto attentamente. Tocca un periodo di storia, dentro la quale ho sguazzato anche io, anche se dalla periferia della cultura. Solo di recente, quando arriva la Civiltà Cattolica, mi premuro di leggere l’indice e, solo dopo, ogni tanto, qualche articolo. Sia l’abitudine, sia l’impegno a una lettura sistematica, sia il tempo, non sono stati mai molto abbondanti. Sono però contento se c’è chi legge con assiduità e fa partecipi gli altri delle sue letture. Mi congratulo seco te per il pregevole lavoro. Avendo il P. De Rosa la fortuna di nascere a Gorgoglione, ha avuto anche la fortuna di un saggista di tutto rispetto. Di nuovo grazie.
P. Giancarlo Rocchiccioli
(Preside Emerito Scuole Pie Fiorentine Firenze, 29 agosto 2012 Matera, 6 settembre 2012
Caro Angelo,
ho letto subito la tua “Storia di un’anima” dal colore vagamente leopardiano. Di Giuseppe De Rosa mi ero interessato, sia pure per una ragione immediata, quando, occupandomi di edicole sacre e santini (insieme ai fratelli Giampietro) avevo utilizzato alcune sue note sulla cosiddetta religione popolare. Mi sembrarono ed erano pagine illuminanti, se non … illuministiche.
La tua fatica è innanzitutto benemerita perché sei entrato in un terreno vergine, che nessuno, fino a questo momento, aveva coltivato. Mi rendo conto che è difficile trovare un filo che ti aiuti a percorrere il cammino dei pensieri di un poligrafo, per giunta espressi soprattutto in articoli. Hai fatto bene a precisarlo e a fare una prima scelta (una sorta di prima vindemmiatio). Ti ringrazio dell’omaggio. Con me, ti ringraziano tutti quelli che volevano sapere qualcosa di don Giuseppe De Rosa, del quale più che i pensieri, nel tuo saggio, mi ha impressionato la frase di un uomo di alto senso etico, che sa le parole essere meno importanti dei fatti. Mi riferisco a quanto leggo a p. 36: “Purtroppo – si rammaricava – non ho saputo o non ho potuto aiutare i poveri e i sofferenti come avrei desiderato ecc.” E’ di poche anime confessare certi sentimenti e certe “colpe”. Del tuo stile e della tua lingua, naturalmente, non dico, perché è questo che ho sempre cercato soprattutto in me: chiarezza, semplicità, franchezza. Si possono esprimere concetti difficili in forma facile. E’ anche questione di onestà e di coraggio. Un abbraccio. Giovanni Caserta
Sono lieto di esprimere il mio apprezzamento per il suo saggio sul padre De Rosa. Quanti abbiamo avuto il dono di conoscere il Padre di persona, sappiamo quale e quanta era la sua ricchezza umana, spirituale e intellettuale. Non era davvero facile tentarne un primo abbozzo, al quale certamente altri studi seguiranno. A lei resta il merito di averlo fatto conoscere per primo e di averlo fatto con intelletto d’amore. Il profilo tracciato è proprio quello del caro padre De Rosa e, dunque, lei è stato bravo a realizzarne il primo difficile ritratto, nonostante la complessità della personalità e la vastità della sua produzione letteraria. Congratulazioni! Con i sentimenti sinceri di stima e di amicizia. Suo in Domino, B. Sorge p. Bartolomeo Sorge,
da un messaggio all’autore del 26 ottobre 2012
… ho potuto leggere con calma il tuo bellissimo e prezioso libro Storia di un’anima. Una delle cose più importanti che ho imparato è la spiritualità della Compagnia di Gesù. Padre De Rosa ha continuato a trasmettere la “verità” alla gente tramite il cristianesimo e tu ti sei fatto suo interpetre, aggiungendo le spiegazioni, le notizie e i dati aggiornati e così hai reso i suoi scritti più chiari, interessanti e obiettivi. Dici della sua scrittura: “è piana, lineare, trasparente (…) mira alla chiarezza dei concetti per favorire la comprensione e l’assimilazione”; questa definizione vale al cento per cento anche per la tua scrittura.
Yuko Nishimaki,
Università di Tokyo,da un messaggio all’autore del 9 novembre 2012 Padova, 13 dicembre 2012
Carissimo Angelo,
devo dirti che ho letto con molto interesse la tua ultima pubblicazione. Complimenti per la chiarezza dell’esposizione e per il quadro storico che, pur nella sua sinteticità, hai saputo delineare in modo preciso ed esaustivo. Pur non essendo un teologo, hai reso con incisività e chiarezza il pensiero di padre De Rosa. E ti fa onore anche il fatto che, pur avendo tenti pregi, mantieni un profilo discreto, umile (ma quanto efficace!).
Maria Grazia Labbate