Questi due pilastri essenziali che ci accompagnano nello scorrere della vita,mostrano di avere qualcosa in comune, dal momento che già nei tempi passati paradossalmente anche la mortalità era più elevata tra le persone a quel tempo analfabete.Assistenza sanitaria poco efficiente e povertà educativa possono coesistere e forse anche sostenersi.
A 40 anni dalla istituzione del Servizio Sanitario Nazionale,che assicura assistenza ai cittadini, indipendentemente dalle loro possibilità economiche, le recenti valutazioni sui Livelli Essenziali di Assistenza, basati su indicatori in differenti aree, mostra per l’intero stivale che solo 9 regioni su 21 superano al momento la sufficienza e quelle carenti appartengono al sud Italia.
Anche se molto criticato per numerose inadempienze possiamo chiederci se a 40 anni dalla nascita continua il servizio sanitario a tutelare i principii fondamentali: universalità, uguaglianza ed equità. La salute è uguale per tutti, dice la Costituzione, per cui sarebbe indispensabile una modifica dell’Art 117, che parla di tutela della salute e che dovrebbe prevedere l’obbligatorietà dell’intervento dello Stato quando la regione non funziona.
L’universalismo del diritto alla salute si stà disgregando ed è ormai legato al CAP di residenza ed il divario circa l’assistenza sanitaria fra le regioni è addirittura peggiorato, per cui è indispensabile una divisione del fondo sanitario più coerente con i bisogni reali di salute della popolazione.
L’equità di accesso universale alle cure volute dalla legge 833/78 è stato smantellato nel Febbraio 2018 dall’accordo sulla autonomia differenziata con alcune regioni.Piuttosto che innalzare barriere la Conferenza Stato Regioni avrebbe dovuto prendere provvedimenti finalizzati a migliorare la qualità delle cure,lasciando la libertà ai malati di farsi curare dove le competenze sono più elevate.
E’ un Italia divisa in due anche quella che appare nella fotografia del sistema scolastico presentata dall’Invalsi,un ente di ricerca vigilato dal Ministero della Istruzione che effettua verifiche periodiche sulle conoscenze ed abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa.
C’è allarme nelle scuole del Sud in quanto uno studente su tre ha livelli insufficienti in italiano e matematica.Molto dipende dal disagio sociale, accentuato anche dalla situazione socioeconomica familiare:studenti provenienti dagli istituti tecnici non sanno leggere un biglietto del treno, un articolo di giornale(Corsera 11 Luglio2019).
Tutto questo comporta che mancano loro le competenze per poter lavorare appena con il diploma e non sono in grado di seguire una istruzione universitaria superior,e in quanto hanno una povertà educatica cronica.
Cosa fare?Se non vogliamo che il futuro delle nuove generazioni venga cancellato, il governo deve contrastare la povertà educativa così come deve migliorare l’assistenza territoriale e di prevenzione nelle regioni in cui sono insufficienti.