Chiude in rosso l’economia lucana 2011, nonostante una prima metà dell’anno con una parziale attenuazione del trend recessivo, favorita da un recupero della domanda estera. A partire dal terzo trimestre, la situazione è andata progressivamente deteriorandosi, a causa dell’elevata dipendenza delle imprese locali dal mercato interno, dove la domanda ha subito un forte ridimensionamento. La crisi produttiva non ha fatto sconti ai principali settori industriali e neanche alle classi dimensionali. A fine anno la recessione ha interessato il 58% di imprese manifatturiere (contro il 33% rilevato nel primo trimestre).
Il gap della Basilicata è in gran parte riconducibile al basso grado di apertura del suo sistema produttivo ai mercati esteri. Altro fattore che sarebbe decisivo per reagire alla crisi è rappresentato dall’innovazione. Chi esporta e chi innova, infatti, è anche più propenso ad assumere nuovo personale. Il maggiore ricorso agli investimenti, tuttavia, ha riguardato soltanto le imprese di medie e medio-grandi dimensioni. Quelle più piccole hanno rallentato il passo, anche a causa delle maggiori difficoltà sul piano finanziario e di accesso al credito. Stretta dei consumi La forte e prolungata crisi dei consumi delle famiglie continua a condizionare pesantemente i risultati economici delle imprese operanti nel settore del commercio al dettaglio, che hanno chiuso il 2011 con l’ennesimo bilancio negativo. Le perdite di fatturato si sono concentrate soprattutto nel piccolo commercio tradizionale. Le famiglie, evidentemente, ricorrono sempre più alla grande distribuzione organizzata, attirate da campagne di sconti e promozioni. Non basta. Eppure la crisi non ha risparmiato neanche i formati despecializzati della GDO, che sono riusciti soltanto a limitare le perdite. Export Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, l’export regionale aveva mostrato una decisa ripresa, bruscamente interrottasi nel secondo trimestre dello scorso anno e poi trasformatasi in “crollo” nelle frazioni successive, con flessioni nell’ordine del 15-20%. I limiti strutturali sono ormai noti: • scarsa presenza di imprese export-oriented; • elevata “dipendenza” dell’export da un unico settore (l’industria dell’auto) • posizionamento sfavorevole del made in Basilicata (pressoché assente sui mercati più dinamici, che trainano il mercato mondiale) Eppure, in alcuni settori come l’agroalimentare, i segnali di crescita ci sono stati anche nel 2011, testimoniando la presenza di significative potenzialità di apertura internazionale di molte produzioni locali. Lievemente negativo anche il bilancio 2011 delle importazioni regionali, diminuite del 2,3%, mantenendosi tuttavia su valori storicamente elevati (intorno al miliardo di euro). Una flessione determinata, in particolare, dai prodotti metalmeccanici e chimici, i cui acquisti si sono ridotti di quasi 40 milioni di euro. La bilancia commerciale ha prodotto un attivo di quasi 408 milioni di euro, di poco inferiore a quello del 2010. Se si esclude tuttavia il settore dei mezzi di trasporto, il saldo è risultato ancora negativo e pari ad oltre 220 milioni di euro. La nati-mortalità aziendale Lo scenario economico peggiora, la fiducia cala. Eppure non si ferma la voglia di fare impresa. Il saldo demografico 2011 è ancora positivo (+ 409 imprese extra-agricole), sebbene ridotto rispetto al 2010, quando le unità in più erano 552. E’ sempre il terziario a generare l’ampliamento della base imprenditoriale regionale (in particolare i servizi turistici), mentre il manifatturiero, insieme al settore primario, rimane in una fase di contrazione. A livello settoriale, crescono le società di capitali e cedono le ditte individuali. Sul piano di genere, cresce importanza dell’imprenditoria femminile, che sembra aver retto meglio all’urto della crisi rispetto a quella maschile. La congiuntura negativa, infine, accentua i fenomeni di invecchiamento della compagine imprenditoriale e aggrava i problemi di ricambio generazionale, soprattutto all’interno delle imprese artigianali. Il mercato del lavoro: fonti contrastanti Le diverse fonti istituzionali mostrano evidenti contrapposizioni sul mercato del lavoro: l’Istat indica un sensibile miglioramento generale grazie all’incremento dell’occupazione e ad un calo della disoccupazione, nel contesto di una minore intensità dei fenomeni di scoraggiamento. L’Inps, al contrario, evidenzia andamenti ampiamente negativi sul fronte dell’occupazione (con perdite di oltre il 5% dell’occupazione dipendente dal 2008 al 2011) e un calo dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Aumentano invece quelli a tempo determinato, per cui alla riduzione dei livelli occupazionali si accompagna una maggiore instabilità e precarietà delle posizioni lavorative. Riguardo ai comparti, da notare che la crisi si sta progressivamente spostando dal manifatturiero ai servizi (anche a causa della debolezza della domanda interna e dei consumi) e che l’edilizia registra perdite molto pesanti. I dati rivelano che diminuiscono le persone in cerca di primo impiego e gli ex-inattivi (coloro che si sono messi a cercare attivamente un lavoro dopo un periodo di inattività), mentre aumentano gli ex-occupati (le persone, cioè, che hanno perso il lavoro). L’apparente paradosso è presto spiegato: la crisi costringe le imprese a ridurre gli organici ed a ricorrere a manodopera temporanea. Oltre alla disoccupazione “esplicita”, a preoccupare è quella “nascosta”, in cui rientrano tutti coloro che sono disponibili a lavorare ma non cercano attivamente un lavoro (e quindi sono statisticamente annoverati tra gli “inattivi”) e che è ormai prossima a raddoppiare quella ufficialmente misurata. La CIG: ancora un record. Mobilità, per un terzo è over 50 Gli interventi della Cassa Integrazione Guadagni a sostegno delle imprese manifatturiere lucane hanno continuato a crescere anche nel 2011, arrivando a sfiorare – nel complesso – i 10 milioni di ore, il 2,1% in più rispetto al 2010. Gli esuberi occupazionali rappresentano un forte freno alla ripresa della domanda di lavoro e un potenziale fattore di crescita di disoccupazione aggiuntiva, in caso di mancato reintegro dei cassintegrati nel ciclo produttivo. Numeri in rosso anche sulla mobilità che ha raggiunto – nei primi 6 mesi del 2011 – le 2,4 mila unità, il 30% in più rispetto al dato del 2008. La mobilità lucana si declina al 64% sui lavoratori uomini, con un terzo rappresentato da ultra-cinquantenni per i quali il reinserimento nel mondo del lavoro si presenta molto più problematico. Famiglie e imprese: meno risparmi, più insolvenze In questo contesto recessivo, imprese e famiglie vedono erodere i risparmi, mentre le erogazioni di prestiti rallentano e l’accesso al credito diventa più selettivo e costoso. Ad incidere, oltre all’esigenza delle banche di riequilibrare i bilanci, il forte aumento dei tassi di insolvenza, soprattutto per le aziende di medio-piccole dimensioni. Anche le famiglie stanno incontrando crescenti difficoltà nel rimborso dei debiti contratti: le sofferenze bancarie sono più raddoppiate in un anno. La riduzione in termini reali dei depositi bancari e postali è uno degli indicatori di una compromessa capacità di risparmio. Fortunatamente, però, il livello di indebitamento delle famiglie lucane rimane ancora molto inferiore alla media nazionale, raggiungendo i 4,2 mila euro pro-capite contro gli 8,3 della media italiana. A mitigare le difficoltà c’è l’attività dei Consorzi Fidi. I prestiti garantiti, dal 2009 al 2010 sono aumentati del + 44,7% e gli interventi sulle piccole imprese hanno raggiunto i 68 milioni di euro. Il turismo “tiene” Chiudiamo con uno sguardo al settore del turismo, che in Basilicata tiene, in controtendenza rispetto all’arretramento dell’Italia. I dati rilasciati di recente dall’APT segnalano una significativa ripresa sia sul versante delle presenze che degli arrivi. I riflessi della crisi, tuttavia, si evincono nella maggiore preferenza accordata dalla clientela alle soluzioni ricettive più economiche e ai periodi di bassa stagione, nonché nella riduzione delle giornate di vacanza. A livello di provenienza, cresce il turismo degli italiani (provenienti dal Centro Nord e Lazio, oltre che dai bacini storici della Campania e della Puglia) e si mantiene stabile la quota degli stranieri, dopo un lungo periodo di flessioni. Scarica il [download id=”34″]
Fonte: Unioncamere Basilicata