San Arcangelo (PZ) -È tempo che tutti i lucani sappiano a chi debbono la rovina delle colture seminative, delle coltivazioni di ortaggi, vigne nuove piantagioni e molte cause di incidenti stradali .Vengono provocati da una invasione continua, eccessiva ed incontrollata di cinghiali,che determinano notevolissimi danni. Ma come porvi rimedio?
A questo si è aggiunto la comparsa della peste suina africana(PSA) che colpisce anche i cinghiali. Mentre per i primi (suini) vi sono controlli e misure adeguate, per i secondi la caccia sconsiderata di animali non permette il controllo dell’infezione. Questo è un grave danno per le persone gli altri animali e per l’ambiente. Anche per questo motivo è necessario prendere provvedimenti in tutte le regioni.
La soluzione migliore sarebbe ridurre drasticamente il numero di cinghiali con metodi validi in tutte le regioni e puntare alla graduale riconversione, eventualmente con Cinghiale Maremmano, piccolo e frugale, anch’esso tenuto sotto controllo nella sua crescita e diffusione.
In agricoltura, a parte le rese già basse del raccolto specie in alcune zone, bisogna aggiungere i danni causati dal consumo indiscriminato di spighe o bacche da parte di questi animali che si spostano a ”morre”; ma ancor più grave è il loro scorrazzamento indiscriminato per i campi in vegetazione, che produce allettamento delle piantine (stelo) che non si rialzano e si seccano. Gli agricoltori non possono recintare i campi per evitare che questi predatori distruggano il raccolto, perché la spesa sarebbe insostenibile.
Le Autorità Nazionali e Locali e le Istituzioni preposte al controllo della fauna chiamate in causa, fanno ”orecchie da mercante”, sebbene il problema sia stato sollevato da molto tempo e duri ormai da anni. Bisogna risolverlo in modo drastico e definitivo.
Bisognerebbe, in primo luogo, ridurre drasticamente il numero di animali con strumenti adeguati ed efficaci, controllare negli animali abbattuti l’eventuale infezione (PSA) e controllare la ricrescita per evitare di ritornare allo” status quo ante”.
Attendiamo dalla autorità Nazionali e Locali la risoluzione rapida del problema, anche se ci rendiamo conto che ci vogliono anni altrimenti saremo costretti, dopo aver documentato con foto o droni i danni ricevuti, a richiedere tutti un giusto ed adeguato indennizzo per il mancato guadagno e non i pochi euro erogati per il danno arrecato.
ANTONIO MOLFESE agrotecnico-torremolfese.altervista.org