Caro Direttore,sono un medico pubblicista vostro lettore da anni, con una azienda agricola in Basilicata, che è rimasto sorpreso per l’enorme spazio dell’articolo dedicato all’uccisione dei cinghiali.
Certamente la giornalista che ha redatto l’articolo deve essere una convinta animalista, per dare tanto spazio ad una notizia che poteva essere data senza l’enfasi usata.
Tutto questo è legato al problema che molte persone considerano in genere gli animali dal loro punto di vista,senza pensare ai danni che alcune specie provocano alla natura ,alla economia, alle persone.
Se il numero di animali diventa eccessivo,come sono diventati i cinghiali,dovrànno essere adottate misure idonee e definitive per il loro contenimento, altrimenti possono rappresentare un pericolo continuo per tutta l’Italia.
Tutto questo è stato causato dal fatto che grossi cinghiali mittleuropei continuano impunemente a crescere e moltiplicarsi sul nostro territorio(parlo anche della Basilicata) ed apportano crescenti danni alle attività agricole,e non solo,cui si aggiungono gli incidenti di caccia,il bracconaggio, e ripetuti disastri stradali(incidenti mortali).
La soluzione migliore sarebbe senza dubbio puntare alla graduale riconversione dell’ecosistema, ridando spazio al vero Cinghiale Maremmano piccolo e frugale, poco prolifico e legato a macchie, forteti e boschi, piuttosto che a vigneti e campi coltivati.
Le varie categorie chiamate in causa,per la risoluzione del problema sono in primo luogo e naturalmente le Autorità e le Istituzioni, Parchi non esclusi, che non solo tollerano(almeno alcuni), ma addirittura incoraggiano il sistema attuale.Le autorità debbono studiare il problema e risolverlo con urgenza, sia per evitare ulteriori ed ingenti danni all’agricoltura, già carente in molte regioni per le basse produzioni e per i ricavi irrisori,sia per gli incidenti stradali (anche mortali) che provocano.
Mi auguro Signor Direttore che voglia far pubblicare questa mia lettera aperta anche perché il problema sta aumentando in tutte le regioni ed i danni prodotti anche alle persone sono gravi.
A parte i danni causati dal consumo indiscriminato di spighe,il più grave è quello che provocano scorazzando per i campi in crescita e producendo allettamento dello stelo che non si rialza,per cui spesso le macchine durante la mietitura non riescono a raggiungerlo e trasformarlo in seme.