Matera – Pur con differenti, ma solo apparenti, impostazioni continua il confronto tra le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con il Governo nazionale per dare seguito al referendum promosso dalle Regioni Lombardia e Veneto e dalla delibera di Consiglio della Regione Emilia Romagna finalizzati a chiedere nuove forme e condizioni particolari di autonomia regionale.
Nonostante le frenate che sembra voglia imporre una parte politica della maggioranza di Governo, la preoccupazione è diffusa e si sono registrate molte e ferme posizioni da parte di altre Regioni e Comuni d’Italia. Posizioni anch’esse difformi, spesso provocatorie, perché provocatorie sembrano essere le pretese delle tre Regioni del Nord ed in spregio, anche, a quelli che sono i principi costituzionali della Repubblica Italiana.
Occorre innanzitutto evidenziare che uno dei due referendum promossi dalle due citate Regioni non raggiunse il quorum di votanti richiesto ma, nonostante ciò, i rappresentanti parlamentari di quei territori sono riusciti sia nelle commissioni parlamentari competenti che con atti del Consiglio dei Ministri, degli ultimi due Governi, a predisporre una proposta di legge che si vorrebbe sottoporre alla discussione e votazione nei due rami del Parlamento.
Come accennato altre Regioni e Comuni hanno espresso la loro contrarietà ovvero la loro diversa posizione su questa proposta di legge. Non risulta che la nostra Regione si sia espressa in merito – ad eccezione di un atto di indirizzo prodotto, pare, nel 2018 – alla luce della recente accelerazione che si è registrata su questa vicenda. Forse se ne possono comprendere le ragioni atteso che da un po’ di mesi la Regione non ha un Presidente, ma un Presidente reggente e che il prossimo 24 marzo si va al rinnovo del Consiglio Regionale.
È inutile dire che il Circolo La Scaletta, per il tramite del suo Consiglio Direttivo, intravede motivi di forte preoccupazione per le decisioni che sembrano maturare in questo confronto tra le tre Regioni ed il Governo. Sicuramente fa velo il forte, deciso e decisivo ruolo governativo che ha il partito della Lega che già nel 2009, con il governo Berlusconi, fece approvare la famosa “legge Calderoli” sulla Devolution, anche se è passata nell’immaginario collettivo come legge sul federalismo fiscale. Oggi è quest’ultimo che si tenta di approvare con una serie di ulteriori devoluzioni che riguardano sanità, istruzione, infrastrutture, beni culturali e politiche del lavoro. Si tenta di andare verso uno Stato federalista.
Molti autorevoli studiosi affermano che il federalismo ha ragione di esistere quando si è in presenza di organismi già autonomi (le Regioni ad esempio) che vogliono federarsi, e non, come nel caso italiano, di enti che appartengono a un Paese unitario (ad eccezione di sole cinque Regioni che sono a statuto speciale) e che hanno livelli di sviluppo evidentemente non equilibrati. La questione meridionale non si è mai risolta anzi, senza alcuna remora, si può affermare che i ritardi in termini di sviluppo, rispetto al Centro-Nord, si sono ulteriormente aggravati.
Esiste, ed aumenta esponenzialmente al Sud, l’emigrazione degli intelletti come anche quella sanitaria e per l’istruzione. Si registrano sempre meno trasferimenti di risorse per le infrastrutture ed i beni culturali. Ironia poi, in questa regione non si è riusciti nemmeno ad ottenere adeguate compensazioni, che hanno ottenuto tutte le altre regioni, per lo sfruttamento delle risorse del territorio (acqua, petrolio, gas).
Per tutto ciò, il Circolo de La Scaletta – da sempre attento e sensibile alla questione meridionale e sulla quale ha in programma, a breve, una serie di studi, incontri ed approfondimenti – lancia un forte appello ai candidati Governatori e a tutte le forze politiche che si cimenteranno nelle prossime elezioni regionali, affinché prendano a cuore il problema e facciano conoscere, ancor prima del prossimo 24 marzo, il loro punto di vista e quali atti e provvedimenti intendono mettere in campo, una volta eletti, per contrastare o modificare questo disegno perverso che condannerebbe la Regione Basilicata, e l’intero Meridione, all’oblio ed ad una diaspora che oggi vivono, drammaticamente, altri popoli.
Crediamo che ciò sia dovuto al popolo lucano da tempo dolorosamente colpito dai tanti figli che hanno dovuto, e non voluto, allontanarsi da questa terra per tentare di costruirsi una vita dignitosa.
Il Presidente
Francesco Vizziello