Per ricordare il 40° anniversario della morte di Carlo Levi, scomparso a Roma il 4 gennaio 1975, l’Istituto Alcide Cervi e la Filef (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie) hanno organizzato un importante e significativo convegno nazionale sul tema: Quando Cristo si fermava a Eboli. Il mondo contadino da Sud a Nord al tempo di Carlo Levi.
E’ noto che lo scrittore e pittore torinese, per la sua attività antifascista che lo vide operare a fianco di Leone Ginzburg, dei fratelli Rosselli e di altri giovani intellettuali torinesi, fu condannato al confino a Grassano in Lucania, dove giunse il 4 agosto 1935. Per motivi di maggiore sicurezza il 18 settembre fu trasferito ad Aliano, un piccolo borgo lucano incistato in una distesa sterminata di calanchi, dove rimase fino al 26 maggio 1936 e dove ora è sepolto.
Come rileva opportunamente il meridionalista Gilberto Antonio Marselli, che peraltro fu amico dello stesso Levi, “a fronte dei tanti e imperdonabili errori commessi dal fascismo, non si possono non registrare positivamente i benefici effetti che produsse il non mai deprecato delitto del confino inflitto agli antifascisti”. Le misure restrittive, tese a neutralizzare le forze avverse al regime, permisero, infatti, “a molti settentrionali di venire a più diretto contatto con il vero Mezzogiorno, con la radice stessa della sua cultura nell’accezione antropologica della Weltanschauung”, ovvero con una filosofia di vita ancorata ad un solido sistema di valori.
Questo aspetto non irrilevante delle molte tematiche legate all’attività politica, intellettuale ed artistica di Carlo Levi sarà appunto esaminato nell’incontro che, patrocinato dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e dalla Confederazione Italiana dell’Agricoltura, sarà ospitato il prossimo 5 dicembre (ore 9,30 – 13) nella sala Maria Cervi della Biblioteca Archivio Emilio Sereni all’Istituto Alcide Cervi di Gattatico (RE).
Coordinati dal giornalista Stefano Morselli, gli autorevoli interventi dei senatori Albertina Soliani e Leana Pignedoli, di Laura Salsi, presidente della Filef di Reggio Emilia, e ancora di Cinzia Pagni della Cia, dei professori Pasquale Iuso e Romeo Guarnieri, dello scrittore Franco Arminio, di Prospero Cerabona, presidente della Fondazione Giorgio Amendola, concorreranno ad analizzare i segni di quel mondo contadino che da Carlo Levi fu indagato con rara lucidità e narrato con palpitante adesione nel suo celeberrimo Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato giusto settant’anni fa.
Attraverso un confronto fra le situazioni del Mezzogiorno d’Italia e delle campagne reggiane e, più in generale, del Nord nella prima metà del secolo passato si vorranno riconsiderare vicende ormai consegnate all’archivio della Storia, ma che sollecitano una riflessione pacata, oggi più che mai necessaria, per comprendere la complessa e inquietante realtà contemporanea.
Se è vero, infatti, che le condizioni politiche, sociali ed economiche nazionali e mondiali risultano oggi profondamente mutate rispetto ai tempi di Levi, è altrettanto innegabile che non si può cogliere l’essenza dei molti e gravi problemi che oggi ci tormentano, rinunciando ad accogliere la lezione del passato. Perché è pur sempre vero, come ricordava lo stesso Carlo Levi, che “il futuro ha un cuore antico”.