Potenza,2013-05-08 – Tra pochi giorni uscirà in tutte le sale cinematografiche il Film “ Hansel e Gretel Cacciatori di streghe” , che si profila quale ennesimo successo a livello mondiale. In pochissimi sanno che molte delle favole piu’ celebri del mondo tra le quali proprio Hansel e Gretel , nonchè Cenerentola, la Bella Addormentata nel bosco, Raperonzolo, il Gatto con gli stivali, ed altre nella loro prima stesura vennero per la prima volta raccontate nel libro ” Lo Cunto de li Cunti”, raccolta di 50 fiabe scritte dal Conte napoletano Giambattista Basile (n.1566- m.1632), e da questi completata nel 1630 in Basilicata precisamente ad Acerenza, poichè ebbe ivi a soggiornare nel 1630, allorquando prese servizio per il Duca di Acerenza , Galeazzo Pinelli, una famiglia di mecenati dell’arte e della scienza . Al fine di valorizzare questa eccezionale storia è nato ad Acerenza il Borgo delle Fiabe Giambattista Basile, per iniziativa del Centro Studi Glinni, l’Accademia del Rinascimento di Roma, ed il discendete diretto del poeta ,il Conte Domenico Basile. Il Borgo prevede la creazione, già a buon punto, di un Museo della Fiaba , con sede nella centrale Piazza Glinni di Acerenza, dove per altro è in allestimento una sezione dedicata ai “Vestiti delle Favole”, che sarà molto probabilmente curata dal noto stilista Michel Miglionico.
Rintracciato anche un ombrellino autentico dei primi del 900, identico a quello usato dall’attrice Glynis Jones , nel celebre Film Mary Poppins del 1964 . Inutile dire che l’iniziativa, già apprezzata in tutto il mondo, con dediche perfino da parte di Horatio Ferrer , candidato Nobel per letteratura per il 2004, ha lasciato indifferenti la Regione Basilicata, i cui rappresentanti sono ed erano evidentemente impegnati in altre attività. Ma lasciata questa ennesima amara considerazione, torniamo alla vicenda storica . Ci fu tempo in cui un nobile del Sud Italia, Giambattista Basile, nativo di Giugliano, scrittore e poeta per passione ,cavalcando nei primi anni del 1600 nelle foreste e nei borghi della Lucania e della Campania, raccoglieva le antiche storie,che ascoltava lungo i sentieri, i boschi , le sorgenti e presso le Corti dove soggiornava. Da queste antiche storie , trasse ispirazione per scrivere Lo Cunto de Li Cunti, raccolta di 50 fiabe, in dialetto meridionale, da cui nacquero infine tutte le favole piu’famose del mondo.
“il Cunto “ pubblicato nel 1634 dalla sorella del Basile, una notissima cantante fu’ dedicato proprio al Duca di Acerenza Galeazzo Pinelli, appartenente ad una coltissima famiglia di mecenati delle arti che viveva fra la Campania e la Lucania. I Pinelli avevano infatti creato una vera e propria corte letteraria, definite all’epoca Accademie, avendo per altro intrecciato rapporti con Galileo Galilei, Tiziano ,Torquato Tasso ed altri noti artisti dell’epoca . Dall’eredità del Duca Vincenzo Pinelli proviene una buona parte dei libri e dei codici , alcuni rarissimi , ancora oggi esistenti presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. All’epoca acquistati dal Cardinale Federigo Borromeo. La fortuna delle opere napoletane del Basile fu grande in Italia durante il ‘600 e nella prima metà del ‘700. Le fiabe del Basile furono quindi imitate, tradotte o rielaborate in tutta Europa, da autori come Clemente Brentano, Jacob (Hanau, Germania 1785- 1863) e Wilhelm Grimm (1786 – 1859), Charles Perrault (Paris 1628 – 1703). La notorietà europea del Cunto ebbe inizio nell’800, quando i fratelli Grimm, pubblicando nel 1822 il terzo volume dei Kinderund Hausmärchen, vi dettero un posto di grandissima importanza al Basile.
Dopo tali premesse è da dire che la cosa eccezionale è che il Basile, fu un vero e proprio cacciatore di fiabe, che raccolse dalle tradizioni popolari Lucane e Campane, e che per tale motivo vennero strascritte in dialetto meridionale, per mantenerne viva la forza . Da evidenziare poi è che il genere letterario fiabesco fu praticamente inventato dal Basile, che inserì in quasi tutti i racconti due aspetti fondamentali: la magia , tipica dei luoghi del Sud che egli attraversava e l’inserimento del c.d “ lieto fine “ in molte delle storie. Ma in quali luoghi dove nacquero le fiabe ? La prima località del nostro viaggio con Basile, è l’antico Borgo di Acerenza. La reggia del Re dove vengono narrate la fiabe è chiamata infatti Valle Pilosa, corrispondente ad una zona di Acerenza detta valle della Pila , dove è sita una fontana ancora oggi ritenuta terapeutica, e dove la tradizione popolare colloca da sempre la zona detta “ valle del Trono “ , poiché ivi esistente una mitica Reggia ,con un evidente il riferimento e l’omaggio ai Duchi Pinelli cui venne dedicato il libro .
E’ da dire che la zona è alquanto misteriosa, poiché ivi esistente la grotta dell’Acheron , ritenuta l’ingresso nell’oltre mondo , cui fa riferimento lo scrittore francese Fenelon nel 1800. Il Bradano è quindi mitico fiume che congiungeva il mondo dei vivi con l’oltre mondo, in sostanza un passaggio tra dimensioni , da cui il nome di Acheronte, il traghettatore con l’aldilà. Gli stessi nomi dei luoghi sono davvero inconsueti , poiché il frutto di una antica unione di termini greci, latini ma anche celtici, come testimoniato proprio dal nome del fiume Bradano, che deriva dai celtico Brix e Dan, ( tradotto Fiume che viene dall’alto) ma che indica anche il Bradan, il mitico pesce Salmone , che risaliva il fiume per morire e rinascere . In tali luoghi era ovvio che il Basile traesse ispirazione per le sue storie. Seguendo il Fiume Bradano,(alias Acheron) arriviamo a Vaglio di Lucania, l’antica Balium, nome celtico da Bala , che siqnifica roccaforte ma che indica anche il lago delle ninfe dal quale partiva il fiume che congiungeva con l’oltre mondo.Ed è qui che il Basile colloca la fontana dell’eterna giovinezza e ricchezza,identificata con le acque magiche della Dea Mefitis nella zona detta Braida di Vaglio, con la leggenda della ninfa Egeria trasformata in fonte, dal pianto della stessa per il Re Numa, a cui stele originale ( Nummelos re dei lucani ) è posta ancora oggi all’interno del locale Museo civico delle Antiche Genti di Lucania.
Il luogo è identificato grazie al nome del RE indicato nella favola detto di “Roccaforte “ alias “ balium” Da Vaglio di Lucania , ci spostiamo nella zona del Monte Pollino e della città di LAGONEGRO , dove il Basile fu governatore, zona da cui proviene la favola della bella addormentata nel Bosco.Ancora oggi la cima della montagna si chiama serra Dolce dorme , e Cozzo della Principessa. I pastori presero a raccontarla vedendo forse sulla cima e tra le nebbie i pini Loricati, i cui rami una volta caduti e persa la corteccia, assomigliano ad eseri umani in riposo. La favola è poi forse la rielaborazione del mito del dio Apollo, dal cui deriva il nome del Monte Pollino( i greci credevano che gli dei vivessero in cima alle montagne ) , e della sua compagna Dea celtica Siriona , da cui il nome del Monte Sirino. Secondo la leggenda fu Pitagora in persona che, lasciata la vicina Metaponto , ebbe a dare i nomi alle montagne, creando dei santuari dedicati ad Apollo iperboreo, cui era devoto. Secondo il mito Apollo, dio della bellezza, s’invaghi infatti di una ninfa, fatto che scateno’ la gelosia di Siriona , situazione che è alla base della celebre favola, che ne costituisce la rielaborazione . Ed ancora oggi nel lago Laudemio, posto sulla cima del Sirino, si dice si specchi la Dea Siriona, per verificare chi sia la piu’ Bella del reame.
Ci spostiamo quindi nel castello di LAGOPESOLE, vicino Melfi, da dove arriva la favola di Raperonzolo chiamata Petrosinella dal Basile . Il nome deriva sia da prezzemolo sia da pietra , ed ancora oggi è visibile la statua della donna con le trecce di pietra posta sopra una torre nel castello in attesa dell’amato. La fiaba venne poi diffusa da Normanni fino alla Sicilia, dove ancora oggi è raccontata dai pescatori . Petrosinella chiusa nella torre, lla finestrucola faceva penzolare le magnifiche trecce “ Forse la favola piu’ intrigante e misteriosa riguarda il paese di Pietragalla , nei pressi di Acerenza. La prima favola della IV giornata del Cunto de Li Cunti , si chiama proprio “ la pietra del Gallo” e non è poi così azzardato dire che la favola, che ricorda il notissimo film il Signore degli Anelli, costituisca la mappa per una ricerca davvero intrigante , poiché uno dei simboli del Graal è proprio una pietra , che a questo punto sarebbe custodita dentro una Gallo, ed ovviamente il titolo, non lascia dubbi sull’esplicito riferimento alla località, ed anche un collegamento con il Borgo Pietrapertosa , dove è accertata la presenza dei Templari , quasi si trattasse di una mappa del Tesoro . Da Pietragalla ci spostiamo infine nella Foresta di Acerenza, dove nacque la fiaba di Hansel e Gretel detta Ninnillo e Nennella dal BASILE, dove sono site alcune strutture megalitiche a cerchio (nonché piccole costruzioni di pietra ,che hanno dato origine ad una favola diffusa in zona degli orchi e di tesori nascosti. Ancora oggi la zona della foresta abitata da orchi e streghe è chiamata “inferno”Il Basile nell’ultima fiaba del Cunto fa infine espresso riferimento alle isole Orcadi, dette le Isole delle Orche . E’possibile che lo stesso sia venuto in contatto con i profughi della guerra celtica ,che in quel periodo ( 1600 )raggiunsero il Sud Italia .Le sue favole potrebbero quindi aver avuto una qualche suggestione e componente celtica.
Ecco il finale della fiaba raccontata dal Basile, Cenerentola , che speriamo sia anche quello della nostra “Sappiate dunque .. Le sorelle vedendo ciò, piene di rabbia, se la filarono quatte quatte verso la casa della mamma, confessando a loro dispetto che è pazzo chi contrasta con le stelle”
Raffaello Glinni
Vedi anche: L’origine delle fiabe. Rosaspina e Dolcedorme. Un caso internazionale