La raccolta di inediti di Maria Pina Ciancio, “Tre fili d’attesa” si presenta stampata su carta ecologica e pregiata, numerata in 65 esemplari. I Tre fili di attesa a cui allude il titolo sono le attese, gli aneliti e le speranze della gente della Basilicata e direi per comunanza e vicinanza la gente meridionale costretta tutt’ora ad emigrare in cerca appunto di un lavoro redditizio, con la speranza di cambiare la sorte e di non vivere più il duro inverno.
Sono immagini / metafore della condizione dell’essere umano, la ricerca di un lavoro stabile, la speranza di riuscire a cambiare la propria sorte e ad affrancarsi da una condizione di precarietà. Breve parentesi, che apro e chiudo velocemente, in quest’epoca stiamo assistendo a un fenomeno migratorio a livello globale, milioni di esseri umani si spostano in cerca di un lavoro, disperati e affamati disposti anche a rischiare la propria vita a bordo di un barcone o stipati come merci in un cargo, ma ciò a cui allude l’autrice immagino sia un’altra cosa, un’altra storia.
Sono versi inediti del 2006 / 2007 ed anche uno del 2011che raccontano dei profumi, dei colori, dei bambini che giocano, rumorosi ed ignari di ciò che accadrà loro. Penso che in questi versi ci sia molto di personale dell’autrice, della sua infanzia “nomade” trascorsa tra la Svizzera e San Severino Lucano, compresi tutti i suoi viaggi. Per questo “Tre fili d’attesa” è anche un diario intimo oltre che una breve raccolta di versi inediti. Se chiudo gli occhi mi sembra di vederli quei bambini che scorazzano per le vie ed i vicoli di paese, perché in fondo anche la mia fanciullezza è stata così.
Quindi dal personale all’universale, la poesia di Maria Pina Ciancio disegna con tinte a tratti forti come la casa colorata di rosso, oppure coi tenui colori di pastello, i boschi e le foglie, un sentiero interiore, un cammino dell’anima umana. Scene di colore si alternano a scene di bianco e nero. Sono ricordi svaniti che l’autrice vuole fermare su carta forse come testimonianza di un mondo che non c’è più. Luoghi dell’anima, diventati ricordo, posti di anziani e bambini, tra passato e futuro, fermati e scolpiti nel tempo.
I dolci profumi di lievito, gli odori che emanano le case di un mondo che è destinato a svanire nel dimenticatoio. I giochi dei bambini, che fanno rumore nei vicoli e che disturbano il sonno dei vecchi, queste immagini evocano la vita che scorre nonostante tutto. Come a voler sussurrare che la vita è più forte di tutto, quindi anche che i fili di attesa non è che non siano serviti a niente, sono là in attesa che qualcuno li raccolga. Sono parole scelte con cognizione e rispetto.
Coscienza che la propria vita faticosamente si può cambiare, nel rispetto di se stessi ma anche nei confronti degli altri con cui interagiamo. Testimonianza di un cammino interiore, che non è mai semplice o scontato, ma che in fondo è sempre possibile.
Mariano Lizzadro