Potenza, 2013-05-29- Il romanziere – storico russo , Dmitrij Sergeevič Merežkovskij , nel 1901 pubblicò il libro Leonardo da Vinci o la resurrezione degli dei , che faceva parte della trilogia Giuliano L’apostata ( la morte degli dei ) e l’ Anticristo . Il romanziere ,nel libro dedicato alla vita di Leonardo da Vinci, narro’ fatti realmente accaduti , ma indico’ quale luogo della morte e sepoltura della celebre Gioconda ( Lisa Gherardini del Giocondo) la città di Lagonegro, che di contro le fonti tradizionali riportano a Firenze. A questo punto occorre chiedersi come mai Merežkovskij , indicò la sconosciuta cittadina lucana , dove ottenne detta l’informazione e per quale motivo si distaccò in maniera cosi’ evidente dalla versione ufficiale.
La prima cosa che appare è proprio l’anomalia della indicazione, tale che la cosa non puo’ che essere voluta scientemente dallo scrittore , proprio per attirare l’attenzione del lettore. E due sono le piste per risolvere il mistero. In primis chi era lo scrittore? La primacircostanza certa è l’affiliazione alla massoneria del Merežkovskij , e quindi l’accesso che egli aveva a fonti storiche riservate agli affiliati. Altra certezza è lo stile criptato degli scritti , proprio della massoneria , quasi a voler dire che la morte e sepoltura della Gioconda a Lagonegro, non vale quale fatto storico ma quale indicazione di qualcosa di diverso, un vero e proprio codice segreto.
Nel 1700/1800 operava a in Italia ed all’estero , in particolare a Napoli, una loggia massonica europea chiamata degli Illuminati. ( proprio quella film Angeli e Demoni di Dan Brawn) cui era affiliato il Merežkovskij. Un loro membro dal nome Friederich Munter venne in Italia nel 1700 ed effettuò un Viaggio a Napoli, Matera e Palermo per cercare documenti importanti sui Templari , che effettivamente trovo’ ed invio a Copenaghen .
Passo’ sicuramente da Lagonegro , ed Il Munter in Sud Italia strinse stretta amicizia con MARIO PAGANO, di Brienza ,e la cronaca del viaggio è riportata nello studio universitario “la Loggia della Philantropia “ di Nico Petrone , Docente universitario in Danimarca dove insegna Storia. Si puo’ quindi dire che il Merežkovskij forse indico’ la Gioconda e Lagonegro , per dire che in Lucania era nascosto qualcosa d’importante legato a Leonardo da Vinci. Ma vi è di piu’ . Il libro collegato alla Vita di Leonardo la resurrezione degli dei è infatti Giuliano L’apostata ( la morte degli dei ) , e non puo’ sfuggire il fatto che l’unica statua al mondo di Giuliano L’apostata , era sita al posto della croce sulla sommità della Cattedrale di Acerenza, da cui venne spostata nel 1930 per essere custodita nel Museo diocesano. Questa la prima ipotesi : ma se invece lo scrittore ebbe ad indicare a la effettiva presenza della Gioconda in Lucania, occorrerà capire chi era davvero la Gioconda , visto che non mai è stata identificata con certezza.
Molte sono le donne indicate quali la vera Gioconda : ma che tutte le candidate avessero quale comune denominatore la Basilicata ha davvero dell’incredibile. Come detto la tradizione piu’ consolidata è quella di Lagonegro , cui fa riferimento all’inizio del 1900 lo scrittore russo, che conduce a Mona Lisa Gherardini, sposa del mercante fiorentino Francesco del Giocondo,, che il Vasari identifica con la Gioconda, nella sua opera della fine del 1500, anche se la descrizione che né fa è difforme dall’aspetto che attualmente vediamo nel dipinto. Potrebbe quindi essere Costanza d’Avalos, duchessa di Venosa, che viene indicata dai professori Henry Puilitzer ed Adolfo Venturini quale la vera Gioconda. Tale infatti era il suo soprannome alla Corte di Giuliano dei Medici a Firenze , del quale era probabilmente la favorita, prima del matrimonio con Pirro del Balzo, che la condusse in Lucania a Venosa . Ed è noto che Giuliano ebbe a commissionare al grande Leonardo da Vinci un ritratto della stessa.
Poi vi è l’ipotesi Isabella D’Aragona. Fu la storica tedesca Vogt-Luerssen ad avanzare l’ipotesi , rinvenendo nel celebre dipinto della Gioconda chiari riferimenti al casato D’Aragona/Sforza. Isabella fu molto amica di Leonardo da Vinci,che frequentò alla Corte del primo marito Gian Galeazzo Sforza , ed è risaputo che un suo ritratto fu eseguito dal Genio Leonardo, Isabella D’Aragona e la Gioconda. La studiosa tedesca Maike Vogt-Lüerssen propose ll’ ipotesi che identificherebbe in quel volto dal sorriso enigmatico non, secondo la tesi comunemente accettata, Lisa Gherardini, bensì Isabella d’Aragona, figlia dell’erede al trono di Napoli Alfonso II e di Ippolita Maria Sforza, colta duchessa di Milano. Ed Isabella sarebbe stata, come si vedrà, non solo la sposa segreta di Leonardo, ma anche la vera Gioconda ritratta, il che spiegherebbe il motivo per il quale Leonardo abbia gelosamente tenuto con sé il dipinto tutta la sua vita. Isabella d’Aragona divenne la sposa infelice di Galeazzo Maria Sforza, in una sorta di «esilio» a Pavia voluto da Ludovico il Moro che non si conveniva al suo carattere fiero e al suo status di duchessa della città lombarda.
Isabella d’Aragona, dopo la morte del marito, avrebbe addirittura sposato in seconde nozze l’amato Leonardo da Vinci che, ricordiamo, fu tra i principali pittori di corte degli Sforza tra il 1482 e l’alba del 1500. Dal maestro avrebbe avuto dei figli, due dei quali riposerebbero accanto alle spoglie della madre nella sagrestia del Convento di San Domenico Maggiore a Napoli. ( n.b San Domenico è la chiesa del Duca di Acerenza Pinelli, dove ancora oggi è sita la cappella ).
Secondo uno studio dell’Archivio Glinni di Acerenza, esiste poi una eccezionale somiglianza tra Isabella d’Aragona e la Gioconda come si evince dal confronto con il volto di Isabella D’Aragona dipinto da Raffaello che la ritrae su di un quadro in esposizione presso il Palazzo Doria di Roma. Comparazione grafica a cura del prof. Michele Di Pietro, storico, fotografo e ricercatore La Monna Lisa, altro non sarebbe che il diminutivo di L’Isa – bella D’ Aragona La Duchessa, dopo la morte di Galeazzo Sforza, si trasferì in sud Italia, ed era suo soggiorno frequente il Castello di Monteserico presso Acerenza, dove la Duchessa era probabilmente di casa tanto che ancora oggi nei pressi della cittadina lucana esiste una località chiamata “Gioconda” , Il nome Monna Lisa sarebbe quindi il diminuitivo di L’isa –bella D’ Aragona.
Contestualmente è certo che il Genio toscano programmò, con il Nobile De Ligny, grande amico della D’Aragona, un viaggio in Lucania proprio nella zona del Principato Citra, dove è sita la città di Lagonegro, dove avrebbe incontrato Leonardo Da Vinci. E poi anche probabile, anzi certo, che Isabella d’Aragona possedesse materiale autentico di Leonardo, forse i famosi codici andati dispersi , o forse dipinti, ed è forse proprio questo che ci dice il Merežkovskij : in lucania , nella zona di Lagonegro esistono opere o codici di Leonardo, ivi portate da famiglie nobili. Isabella d’Aragona avrebbe dato QUINDI origine alla leggenda della presenza della Gioconda a Lagonegro, in Lucania.