Angelo Vito Colangelo con Carmine Abate e Raffaele Nigro
Angelo Vito Colangelo con Carmine Abate e Raffaele Nigro
Angelo Vito Colangelo con Carmine Abate e Raffaele Nigro
Angelo Vito Colangelo con Carmine Abate e Raffaele Nigro

Parma – E’ da poco arrivato in libreria il bel libro “Le rughe del sorriso”, edito da Mondadori e presentato ieri l’altro a Parma nella suggestiva sede della “Corale Verdi”. Qui l’autore, Carmine Abate, è stato avvolto dal caldo affetto della comunità calabrese residente a Parma. Alcuni insegnanti e alunni della locale scuola Scanderbeg, vestiti con i tradizionali magnifici costumi albanesi, hanno attivamente partecipato alla interessante kermesse culturale, regalando momenti di grande emozione.

L’ultimo libro dello scrittore di Carfizzi, piccolo paese arbëreshe in provincia di Crotone, è un meraviglioso romanzo corale, che segna una significativa inversione di tendenza rispetto ai romanzi precedenti. Abate, infatti, dopo aver raccontato molte storie di emigrazione (di suo nonno in America, del padre e di se stesso in Germania, dei profughi albanesi in Calabria già molti secoli fa), tratta ora l’ustionante tema della immigrazione dall’Africa.

E’ un fenomeno che, si sa, investe da tempo l’Italia, in particolare molti paesi del sud della penisola, ed è diventato di più urgente attualità in seguito agli ultimi e ben noti fatti di Riace e ai recenti provvedimenti del Governo italiano sulla sicurezza.

Ma come è nato questo romanzo, su cui Abate è stato a lungo riluttante per le difficoltà derivanti dalla tragica complessità del fenomeno? Tutto nasce da una immagine improvvisa che lo folgora, quando un giorno, dirigendosi per una conferenza verso una scuola romana, s’imbatte in una manifestazione non pacifica. Tra la folla aggressiva e violenta lo colpisce il sorriso tranquillo e serenante di una giovane donna di colore, che molto assomiglia ad una ragazza ospite del centro di seconda accoglienza del suo paese. Scatta la scintilla ed è l’incipit del romanzo.

Tornato al paese natale, indicato con il nome immaginario di Spillace, lo scrittore apprende dai vecchi, i quali nel romanzo diventano quasi il coro di una tragedia classica che gli fa da controcanto, che la ragazza africana è misteriosamente scomparsa. Allora è necessario porsi alla sua disperata ricerca e il compito viene affidato al personaggio di Antonio Cerasa, professore d’italiano al Centro di accoglienza, che diventa in effetti l’alter ego dello scrittore.

Prende così l’abbrivo e si dipana lentamente la lunga e misteriosa storia di Sahra, la giovane somala, intelligente e coraggiosa, “di una bellezza speciale a incignare dagli occhi e dalla bocca che appena li quadravi ti fulminavano in un sorriso lampante, zuccherino come un fico nivurello”.

La sua storia, tormentata eppur esaltante, s’intreccia con le drammatiche storie di tante altre persone (il fratello Hassan, la cognata Faaduma, la nipote Maryan e, persino, … la bambola di quest’ultima) e ha come teatro la Somalia tormentata dalla ferocia della guerra civile, le orrende prigioni libiche, dove sono accolte temporaneamente i profughi in transito verso l’Italia, alcuni paesi della Calabria e del Trentino.

Le rughe del sorrisoLe frequenti mutazioni di luoghi e il frenetico susseguirsi di eventi rappresentano uno dei molti elementi che rendono avvincente il racconto, della cui trama l’autore tesse l’ordito con la sapienza dello scrittore di razza. Che adotta poi, per dare autenticità a tanti personaggi diversi per origine e per cultura, un ibridismo linguistico, in cui si alternano e armoniosamente convivono, anzi a tratti felicemente si fondono, lingua nazionale e dialetto. In definitiva, “Le rughe del sorriso” è un romanzo di grande spessore ed è affascinante per molte ragioni. Non ultima quella di raccontare con straordinario realismo, che non manca comunque di lasciare spazio a momenti di pura intensa liricità, le vicende, spesso crudeli e disperanti, che segnano dolorosamente le immigrazioni dall’Africa. Un fenomeno angosciante che però, secondo Abate, può trasformarsi per l’umanità del nostro tempo da problema in risorsa, se l’intelligenza, il coraggio e l’amore prevarranno sull’ottusità, sulle paure e sull’odio.

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Angelo Colangelo è nato il 24 novembre 1947 a Stigliano, in provincia di Matera, dove ha vissuto fino al 2006, quando si è trasferito a Parma per ragioni familiari. Laureato con lode in lettere antiche presso l’Università Federiciana di Napoli, ha accompagnato sempre la sua attività d’insegnante con un notevole impegno socio-culturale, collaborando peraltro per molti anni a quotidiani e a periodici locali, Lucania, Basilicata sette, La voce dei calanchi, Fermenti, Leukanikà. Saggista autore di numerose opere.