don uva1
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sanitàS.Arcangelo (PZ) – Predendo lo spunto da un articolo apparso su CORRIERE SALUTE del 23 Maggio 2019 ”LO SPECIALIZZANDO IN SALA OPERATORIA”, mi sovvengono alla mente tanti problemi che noi giovani medici negli anni 60 abbiamo dovuto superare.

E’ attuale la proposta la quale invita i medici all’ultimo anno di specializzazione di essere incardinati a tutti i titoli nella struttura sanitaria;tutto questo viene proposto per il fatto che vi è carenza di medici specialisti in grado di sostituire coloro che vanno in pensione.E’ una proposta che può essere presa in considerazione con determinati limiti che chiariremo. Il tutore dello specializzando deve indicare il percorso di formazione ed i risultati effettivi che si sono avuti.

Rifacendoci alla nostra storia di medici laureati negli anni 60,in università all’avanguardia del nord Italia,possiamo constatare come ci siamo specializzati nella nostra disciplina clinica e chirugica (ostetricia e ginecologia)senza aver eseguito mai un parto cesareo come primo operatore.La cosa è grave perché si aveva diritto di apprendere tutte le tecniche quotidiane in uso nella specializzazione.

Questo era il motivo per cui alcuni illuminati colleghi si recavano all’estero per imparare ad operare(i paesi dell’Est Europa facevano da padrone).

Non riesco a capire il comportamento dell’insegnate tutore del tempo, se la cosa era da attribuire al fatto che il titolare era geloso di insegnare l’arte del curare e guarire o albergava in lui la paura che un errore dello specializzando avrebbe potuto portare danno alla sua professione di grande specialista.

Lo scrivente è dovuto andare in Svezia ad imparare in poco tempo tecniche che in tanti anni non aveva appreso in una università all’avanguardia nel Nord Italia.Chiudo questi ricordi,molto malinconici,perche il tutto non porta nessuna risoluzione al problema di partenza.

Ritengo ,per l’esperienza acquisita negli anni ,che lo specializzando deve essere addestrato a realizzare le tecniche mediche e chirugiche in uso nella specialità, in modo che una volta solo possa svolgere la sua attività di specialista realizzando procedure in uso quotidiano in ospedale.

Le tecniche raffinate di interventi speciali saranno traguardi che egli potrà raggiungere,se del caso,nella piena maturità della sua professione.

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Antonio Molfese, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Urologia, Igiene e Medicina Preventiva, Medicina Legale e delle Assicurazioni, ha compiuto ricerche presso il Karolinska Institut di Stoccolma, e presso l’Università Cattolica di Roma. È stato Professore a contratto dal 1990 al 1994 presso l’Istituto di Igiene dell’Università di Sassari ed ha insegnato Medicina Navale e delle Piattaforme Petrolifere. Studioso di Storia Regionale, è anche autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di programmi televisivi di educazione sanitaria e collabora in qualità di giornalista con riviste specializzate nel settore dell’igiene e della medicina preventiva. Dirige da XX anni il Centro Regionale Lucano dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, Torre Molfese, Centro Studi sulla Popolazione e per migliorare la condizione dell’anziano in Basilicata- Torre Molfese, San Brancato di Sant’Arcangelo (PZ).