Potenza – Appare tutta in salita l’approvazione del disegno di legge n.53/2021 recante “Scioglimento del Consorzio Industriale della Provincia di Potenza e costituzione della Società Aree Produttive Industriali Basilicata Spa”. Nonostante le improvvise accelerazioni finalizzate a varare la legge regionale, nell’ultima seduta del Consiglio regionale la maggioranza di Bardi non è riuscita a mantenere il numero legale.
Un provvedimento che, è bene ribadirlo, ha incassato una impressionante serie di pareri negativi, sia di natura tecnica che politica, anche nel corso delle varie audizioni tenutesi nelle competenti commissioni consiliari. Il Consorzio industriale della Provincia di Potenza è, come chiarito nelle ultime settimane, un contenitore stracolmo di numerose criticità e decine di milioni di euro di debiti: le cifre dell’esposizione debitoria sono impressionanti e “ballerebbero” dai 40 agli 80 milioni di euro accumulatisi negli anni trascorsi.
Il governo Bardi ha deciso di accelerare inspiegabilmente l’iter di esame e approvazione del disegno di legge (DDL n. 53/2021) probabilmente in vista delle ricadute economiche rivenienti dall’istituzione della ZES (zona economica speciale) e dal “Recovery Fund”.
Probabilmente le copiose perplessità di esperti, players, stakeholders auditi in questi giorni avrebbe dovuto indurre Bardi & C. ad una maggiore prudenza e cautela prima di innescare la solita corsa all’approvazione del DDL. Purtroppo, anche stavolta, la fretta e l’insensata ansia di prestazione della maggioranza rischia di continuare a partorire provvedimenti tecnicamente meno che mediocri e opachi e politicamente miopi e insensati. La dote avvelenata costituita dalla zavorra debitoria che il Consorzio industriale potentino porta in dono rischia di compromettere sul nascere le sorti della nuova società per azioni in via di costituzione: per non parlare della “fusione” con il più sano Consorzio industriale della Provincia di Matera che ne comporterebbe, di fatto, l’estinzione. Insomma, una sorta di “sindrome del Titanic” pare essersi impossessata di Bardi & C..
Al lungo elenco di coloro che hanno avanzato pesanti dubbi sul DDL si è aggiunto anche l’Amministratore unico di Acquedotto Lucano, Giandomenico Marchese che, pur avendo sottolineato la ovvia disponibilità di Acquedotto nell’attuazione di una legge regionale, non ha celato evidenti preoccupazioni sull’impatto economico-finanziario sulla società che amministra (AqL) del passaggio della gestione degli impianti idrici dal Consorzio allo stesso AqL. Anche le organizzazioni sindacali hanno espresso notevoli dubbi sul futuro e la stabilità lavorativa dei lavoratori anche delle imprese dell’indotto. Al coro delle voci contrarie al DDL si sono uniti l’Ufficio Legale e la struttura di missione della Regione che hanno dato semaforo rosso all’operazione di accorpamento e nascita della SpA API-BAS.
Sarebbe saggio stoppare l’approvazione del DDL e riaprire un’approfondita e condivisa riflessione prima di procedere ad un’operazione dai tratti alquanto oscuri. Bardi ci ascolti, almeno una volta, per il bene della Basilicata e delle imprese anzitutto lucane: trovi il coraggio di fermarsi ed evitare di varare l’ennesimo “Titanic”. Per questo insistiamo nel riaffermare che questa affrettata riforma rischia di creare un terribile ircocervo che potrebbe rappresentare il colpo di grazia per un sistema produttivo lucano già lacerato e fortemente indebolito dall’emergenza pandemica. Giorno dopo giorno i cittadini lucani stanno toccando con mano e vivendo sulla propria pelle il pressapochismo e l’inadeguatezza del governo del centrodestra lucano.
Gianni Perrino-Gianni Leggieri-Carmela Carlucci
Movimento 5 Stelle Basilicata – Consiglio Regionale