3. Programmazione 2021-2027
La futura programmazione è in piena fase negoziale. Come sapete, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte legislative lo scorso maggio, relativo in generale al prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Si tratta di una fase politica molto delicata: l’Unione a 27 Stati membri stabilirà con il bilancio la quota di risorse da dedicare alle diverse politiche dell’Unione secondo un ordine di priorità da stabilire sulla base dell’adeguatezza delle stesse alla realizzazione degli obiettivi prefissati. Il quantum di risorse individuate incide, poi, sulla quota di partecipazione nazionale richiesta per il finanziamento della spesa europea.
Da un primo esame delle proposte dedicate alla politica di coesione sono emersi aspetti positivi, quali ad esempio l’introduzione di meccanismi di semplificazione, e elementi critici.
Ad esempio, ritengo opportuno che nel corso del negoziato si compia un altro passo in avanti sull’aspetto della semplificazione, estendendone l’ambito di applicazione alle procedure di attuazione e nei controlli e rendendo il sistema di regole più armonizzato tra i diversi fondi e strumenti del Bilancio UE, per valorizzarne concretamente le sinergie.
Riguardo al collegamento tra politica di coesione, riforme e quadro macroeconomico, che è stato rafforzato nella proposta legislativa della Commissione, vi sono ancora alcuni aspetti su cui riflettere attentamente.
Primo fra tutti, il meccanismo della condizionalità macroeconomica, confermato nella proposta della Commissione. Si tratta di un meccanismo eccessivamente penalizzante per quei territori, con maggiori difficoltà strutturali, che invece necessitano di più investimenti per essere parte a pieno titolo della strategia di sviluppo dell’Unione. Queste aree non possono essere indebolite con la sottrazione dei fondi della coesione se il proprio quadro macroeconomico o i risultati in alcuni settori di riforma non sono giudicati soddisfacenti. Ricordo, peraltro, che la politica di coesione già interviene sui diversi ambiti di riforma individuati nei Piani nazionali nell’ambito del Semestre europeo, che sono quelli più pertinenti rispetto alla sua azione. Occorre, quindi, superare questo meccanismo per evitare di sottratte risorse laddove esse sono più necessarie.
La proposta legislativa della Commissione va nella direzione di aumentare la flessibilità nell’utilizzo dei fondi, sia con riferimento alle procedure di programmazione e riprogrammazione, sia con riferimento alla possibilità di trasferire una parte dei fondi verso altri programmi e strumenti previsti dal bilancio europeo, inclusi i programmi a gestione diretta della Commissione.
Sotto questo profilo, vorrei sottolineare due aspetti per noi molto rilevanti: da un lato, l’esigenza che sia assicurata stabilità al quadro finanziario della politica di coesione nel corso del ciclo di programmazione in considerazione della natura degli investimenti che vengono finanziati basati su una programmazione pluriennale.
Dall’altro, la richiesta di rendere più chiaro nelle proposte regolamentari che per i trasferimenti in favore di altri programmi del Bilancio sia preservata, a livello di Stato membro, la destinazione territoriale delle risorse oggetto di conferimento.
Per concludere, vorrei brevemente soffermarmi sul tema delle risorse. L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione che ha subito la maggiore riduzione del PIL pro-capite per effetto della crisi economica, con evidenze soprattutto nelle regioni meno sviluppate e in transizione, in un contesto di contenimento generalizzato degli investimenti pubblici. In questo quadro, le risorse della coesione sono essenziali per la crescita degli investimenti, soprattutto nelle aree che stentano a recuperare il ritardo di crescita.
Ritengo che questo aspetto debba essere tenuto presente nel dibattito e nelle decisioni che informeranno il quadro finanziario della futura politica di coesione (già ridimensionato) nonché nelle importanti decisioni relative al riparto tra categorie di regioni, laddove la scelta dei parametri deve essere necessariamente giustificabile sulla base di criteri di equità e proporzionalità rispetto alla situazione economica degli Stati membri. Mi riferisco, in particolare al moltiplicatore applicato alla prosperità nazionale nella metodologia di calcolo per le regioni meno sviluppate, di cui si propone una misurazione eccessivamente penalizzante per l’Italia.
Infine, tenuto contro della proposta della Commissione di innalzare il livello del cofinanziamento nazionale, si ripropone oggi con maggiore forza il tema dello scomputo del cofinanziamento nazionale dal calcolo del deficit ai fini del rispetto del Patto di stabilità e crescita. Si tratta di una proposta che l’Italia ha più volte portato sui tavoli europei. Ritengo che un cambio di passo su questo aspetto sia oggi non più rinviabile se si vuole dare un contributo concreto al rilancio degli investimenti e alla rapidità della spesa.
Il lavoro di esame delle proposte di regolamento è un lavoro complesso. Sono state già trasmesse alla Presidenza austriaca del Consiglio UE prime osservazioni su quanto illustrato ed è in corso un coordinamento stabile con le Regioni. Quale Autorità per la coesione sarà garantito per il negoziato sul Quadro finanziario pluriennale il supporto necessario al Ministro per gli affari europei e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale per l’elaborazione della posizione nazionale da rappresentare nei negoziati.