CONCLUSIONI
Come già accennato in premessa, la politica di coesione rappresenta un bene pubblico imprescindibile per il rafforzamento del progetto europeo. Per l’Italia tutta e per il Mezzogiorno i fondi della coesione sono risorse preziose per favorirne la trasformazione verso un’economia intelligente e inclusiva, per dare ai giovani l’opportunità di vivere e lavorare nei luoghi in cui sono nati, per innalzare la qualità dei servizi (scuole, sanità, trasporti), per rendere l’ambiente più verde e più resiliente rispetto ai rischi. E’ chiaro che la politica di coesione non può essere uno strumento risolutivo delle problematiche in cui versano le aree in ritardo se non accompagnata da investimenti nazionali adeguati. Affinché essa possa essere in grado di dispiegare pienamente i suoi effetti, occorre agevolarne e non ostacolarne i meccanismi di spesa.
Il nostro impegno per il futuro dovrà essere rivolto a potenziare le capacità di programmare e progettare da parte delle Amministrazioni e a rimuovere gli intoppi di natura burocratica, nonché a rendere tutti i soggetti, anche a livello locale, più consapevoli delle opportunità e delle procedure da attivare, puntando sulla qualità della spesa. Considero però essenziale che ciò avvenga in un quadro di regole più semplificato e più armonizzato rispetto al quadro attuale.
Si tratta di obiettivi che potranno meglio realizzarsi con il supporto e le proposte del Parlamento. Per questo motivo, sarà mia cura tenervi costantemente informati sullo stato di avanzamento delle difficili e variegate questioni e offro fin d’ora la mia disponibilità a un confronto costante con le Commissioni che oggi mi ospitano.
A cura di: SISTEMA CONTI PUBBLICI ITALIANI
ALLEGATO
Addizionalità degli interventi cofinanziati nel Sud: mancato rispetto
Il principio di addizionalità dei Fondi strutturali europei
Il principio di addizionalità sancito dai Regolamenti comunitari stabilisce che il sostegno dei fondi europei in favore dell’obiettivo della crescita e dell’occupazione non sostituisce le spese strutturali pubbliche o assimilabili di uno Stato membro e che, nei periodi di programmazione, deve essere mantenuto un livello di spese strutturali, pubbliche o assimilabili, mediamente pari, su base annua, al livello di riferimento stabilito negli Accordi con gli stati beneficiari dei fondi.
Sebbene il quadro regolatorio per la verifica dell’addizionalità sia mutato tra il ciclo 2007-2013 e il ciclo 2014-2020 in favore di un impegno nazionale macroeconomico sulla quota di investimento pubblico in rapporto al PIL, l’Italia ha , ancora nel ciclo 2014-2020, l’obbligo di effettuare la verifica anche a livello regionale, essendo la popolazione delle regioni meno sviluppate pari a circa il 30 per cento della popolazione totale del Paese e quindi una quota significativa ai sensi delle disposizioni regolamentari di riferimento.
Per la programmazione 2007-2013, in cui l’addizionalità era definita in livelli assoluti, le Autorità italiane, dopo la ridefinizione dell’importo medio annuo proposto in sede di verifica intermedia – riconosciuta dalla Commissione in quanto giustificata dalla crisi economico-finanziaria che aveva colpito l’Italia a partire dal 2008 e che aveva determinato una situazione economica e di finanza pubblica molto diversa da quella esistente nel momento in cui era stato definito il livello delle spese strutturali, pubbliche o assimilabili – hanno dimostrato di aver rispettato la verifica registrando che la spesa pubblica nazionale addizionale nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza (meno sviluppate) durante il periodo di programmazione 2007-2013 si era mantenuta a un livello medio annuo di 15.076 milioni di euro a prezzi 2006 superiore pertanto al livello di riferimento ex ante per gli stessi anni e pari a 13.860 milioni di euro (a prezzi 2006).