Lucio Del Pezzo
Lucio Del Pezzo
Lucio del Pezzo intervistato da Giuseppe Colangelo, ripresa video Dino Ferruzzi

Cremona – Ho avuto modo di interessarmi dagli anni ’70 al lavoro, un grande tondo sui miracoli di S.Antonio, dipinto a tempera su legno, che Lucio Del Pezzo aveva lasciato a Stigliano nel lontano 1960. Avevo frequentazioni con Franco Palumbo della Scaletta di Matera. Era lui che molti anni fa mi raccontava di quest’opera d’arte sacra contemporanea. Mi aveva sempre invitato ad occuparmene.

Poi come spesso succede, passano gli anni, alcune cose si abbandonano a volte senza motivo. Franco morì alcuni anni dopo, e solo allora mi ricordai di questi suoi racconti, decisi che avrei dovuto mantenere la promessa fatta.Mi misi alla ricerca di Del Pezzo, abitava a Milano, e avendo io l’opportunità di frequentare gli ambienti dell’arte, non fu difficile invitarlo a raccontare attraverso una video intervista, la storia di questo suo dipinto giovanile.

A maggio del 2014, armato di videocamera mi recai nello studio dell’artista che si trovava nella zona dei Navigli. Ero in compagnia di Giuseppe Colangelo, a cui avevo chiesto di intervistare Del Pezzo, in quanto io mi sarei occupato delle riprese.Tutto andò in porto e il video fu presentato ad Agosto dello stesso anno a Stigliano, insieme ad un altro filmato che intanto avevo deciso di girare, nello stesso mese estivo, con la collaborazione di Enzo Villani. Il secondo video raccoglie una serie di interviste fatte girando per le vie del paese alle persone del luogo.

Si mostrava alle persone la foto del dipinto, per capire quante di loro fossero a conoscenza di quest’opera custodita nel Convento di S. Antonio. I risultati furono sorprendenti, perchè quasi nessuno degli intervistati presi a campione tra diverse generazioni, seppe riconoscere il dipinto come un’opera appartenente alla comunità da oltre cinquant’anni. Mi ero interessato alla storia del dipinto, perchè nonostante Del Pezzo sia un autore importante, nessuno se ne era mai occupato e nessuno conosceva questo dipinto. Per cui era mia intenzione riuscire a far apporre una targa dentro il convento e provare a divulgare l’opera anche sulle guide della Basilicata, sui vari depliant turistici, ecc.

In nessuna pubblicazione a cura della Sovrintendenza ai beni culturali, viene citata o compare l’immagine di quest’opera, sicuramente una delle poche e rare opere importanti di arte sacra contemporanea custodite in Basilicata. Questa dimenticanza ha permesso che il dipinto continuasse a vivere nell’oblìo per tutti questi anni. Mi sembra semplicemente inconcepibile. Spero proprio, anche se si è dovuto aspettare la morte dell’artista, che l’opera possa diventare patrimonio pubblico conosciuto a livello locale, regionale e nazionale.

Dino Ferruzzi

Stigliano interviste per strada