Parto cesareo su donna morta
Parto cesareo su donna morta
Parto cesareo su donna morta

Potenza – La storia del parto e della nascita di una nuova vita è nata con il mondo e solo in seguito assistito da donne esperte.Essa viene descritta in Cina,in Mesopotamia,in Egitto, nel mondo arabo, nella medicina indiana e giapponese così come in quella precolombiana,oltre che in Grecia e nell’impero romano.

Dai tempi antichi e fino al medioevo il parto e la nascita erano eventi di vita quotidiana e la medicina antica si occupava del parto solo a livello teorico ,mentre l’arte ostetrica era pertinenza di” donne esperte.” Nell’antica grecia, della maieutica- o arte di partorire- si prendevano cura le maiai così come delle malattie delle donne descritte oltre che da IPPOCRATE,da ARETEO, GALENO , CELSO;nell’antica roma le obstetrices”coloro che stanno davanti”, le levatrici, erano le donne che assistevano le partorienti.

La levatrice, oltre a conoscere “le medicine”che la natura le forniva, interveniva non solo per il parto ma anche per le malattie delle donne e dei bambini, dal momento che.per i medici vigeva l’interdizione di toccare il corpo femminile e soprattutto la sfera genitale.
Con la Scuola Salernitana(anno 1000). TROTULA de Ruggiero, ostetrica , divulgò la “divina arte”, la ostetricia, e scrisse un trattato” tanto che Federico II fece conferire a Salerno il titolo di Hippocratica Civitas.

Solo nel 1500 con il risorgere della medicina e degli studi anatomici si permise ai medici di assistere ai parti.Si diffonde la chirurgia ostetrica con i suoi strumenti, come il forcipe e si sperimentano i primi interventi di taglio cesareo.

La chiesa fin dal XV sec controlla le “raccoglitrici o mammane e con il CONCILIO DI TRENTO si propose una giurisdizione sul loro operato motivato dal sospetto di stregoneria.Con LUIGI XIV nasce e si diffonde così la “mode de l’accoucher”, chirurghi che ottengono la possibilità di assistere i parti anche con l’uso di strumenti chirurgici,cosi che l’attività delle mammane venne sempre più delegittimata.

Il controllo istituzionale delle levatrici(numerose le abusive) vigeva fin dal 1624 ed era regolata da una “Carta Autorizzante”, rilasciata dal PROTOMEDICO.che consisteva: nel superare un esame teorico e pratico e saper leggere” conoscere l’anatomia,e stabilire la posizione del feto in utero ed in emergenza amministrare il battesimo. Nel riconoscere i segni di un aborto imminente, intervenire nelle emorragie con panni bagnati in acqua ed aceto ed iniezioni di spirito di vino o aceto,curare le nause e il vomito applicando i panni caldi con le mani unte di olii aromatici, che trasmettevano la loro essenza agli organi interni della donna, somministrare cordiali alla puerpera , acqua distillata di melissa, menta, cannella e vino zuccherato.

I bambini appena nati dovevano essere lavati con pannolini inzuppati di vino, olio ed acqua tiepida.Si curavano le infiammazioni della vagina con irrigazioni interne di papavero bianco in brodo, di semi di ortica o di foglie di melograno in vino astrigente.Giovanni MARINIELLO(XVIsec) proponeva un primo test di sterilità di coppia basato nell’introdurre uno spicchio di aglio nella vagina, se poi la donna puzzava di aglio dal naso non era sterile.

A Venezia nel 1773 viene istituita la prima cattedra di ostetricia; re Ferdinando IV nel 1777 ne fece istituire un’altra all’Università di Napoli, .dove Domenico Ferrara, Teresa PLOYANT Ostetrica e PASQUALE CATTOLICA creano una scuola” per l’istruzione delle levatrici”.

Nel 1812 presso la Università di Napoli insieme alla clinica di Medicina di Chirurgia ed Oftalmia viene aperta anche la Clinica Ostetrica e all’interno dell’Ospedale Incurabili un reparto di 6 letti, dal momento che le donne preferivano partorire a domicilio. La maggior parte degli illeggittimi in Campania veniva inviata alla Reale Santa Casa dell’Annunziata

Il parto cesareo al tempo serviva a salvare generalmente il bambino dal momento che la madre era disposta a sacrificare la vita.Due donne trattenevano la donna ed il chirugo incideva la prete addominale come si vede nele disegno.Sarà presentato all’O.M.S.di GINEVRA nel Maggio 2019 un breve filomato sull’argomento.

Articolo precedenteBarile. La storia del sarcofago di Atella
Articolo successivoCalcio. Eccellenza Lucana. La capolista Lavello si sbarazza del Pomarico con 4 gol
Antonio Molfese, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Urologia, Igiene e Medicina Preventiva, Medicina Legale e delle Assicurazioni, ha compiuto ricerche presso il Karolinska Institut di Stoccolma, e presso l’Università Cattolica di Roma. È stato Professore a contratto dal 1990 al 1994 presso l’Istituto di Igiene dell’Università di Sassari ed ha insegnato Medicina Navale e delle Piattaforme Petrolifere. Studioso di Storia Regionale, è anche autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di programmi televisivi di educazione sanitaria e collabora in qualità di giornalista con riviste specializzate nel settore dell’igiene e della medicina preventiva. Dirige da XX anni il Centro Regionale Lucano dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, Torre Molfese, Centro Studi sulla Popolazione e per migliorare la condizione dell’anziano in Basilicata- Torre Molfese, San Brancato di Sant’Arcangelo (PZ).