Stigliano (MT) – Nicola Santamorena, (02/04/1925 – 08/02/2018), è stato un artigiano falegname sui generis. In effetti, nei suoi lunghi anni di onesto e laborioso mestiere non si è mai veramente occupato della professione di falegname, così come la si può intendere. I suoi pensieri vagavano altrove, nel suo corpo esile e minuto ribollivano ben altri desideri che non aveva potuto soddisfare. Mancava di un’istruzione scolastica, ma da autodidatta Nicola si è sempre dedicato alla lettura di testi d’arte, di storia e letteratura che hanno contribuito a elevare una vivida e fervida immaginazione, così da incitarlo per tutta la vita a scrivere, a scolpire, a progettare mobili e ad accumulare oggetti portatori di storie che ancora affollano la sua bottega, una wunderkammer in apparenza disordinata ma ricca di trame e connessioni che tesseva giorno dopo giorno.
A Nicola piaceva parlare delle sue passioni, raccontava a modo suo di arte, del suo mestiere, solo con poche persone di fiducia. Io lo avevo conosciuto anni fa quando ero iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli per la sezione di Scultura. Tornando per le vacanze estive in paese, ero solito andare a salutarlo. Mi faceva sorridere, lui che aveva tra le mani il dono di plasmare la forma, che si affidasse alla mia consulenza per sapere se le sue sculture, i mobili e quant’altro, fossero state costruite bene e che fossero di mio gradimento. In quelle lunghe e calde stagioni, seguivano lunghe chiacchierate, così è stato per anni. Nell’Agosto del 2000 documentai con dei video alcuni tratti della sua vita e delle sue passioni, Nicola, tirò fuori da un cassetto impolverato alcuni scritti dialettali, mi raccontò di come nasceva una scultura e mi parlò dei suoi mobili. Era contento, però si esprimeva sempre con quel fare mesto, si sentiva poco istruito per quello che produceva e lamentava di non aveva potuto studiare, per cui considerava il suo fare solo il risultato di un amorevole esercizio.
Così da persona riservata, si è dedicato appieno alle sue grandi passioni: i racconti dialettali, la progettazione e la costruzione di mobili e sculture in legno. Gli armadi, i comodini, i tavoli, le sedie e tant’altro, sono oggetti d’arte di notevole fattura che richiamano certi motivi di design degli anni ’40 e ‘50. Le sculture lignee, rappresentate da una moltitudine di personaggi, evocano temi della tradizione agro-pastorale e contadina, ma anche soggetti magici, mitici e religiosi. La materia lignea è amorevolmente accarezzata, incisa, forata, levigata con sgorbie e scalpelli, fino ad assumere le forme proprie di quei racconti e delle visioni cui si ispirano. Racconti immaginari, tramandati dalla più pura tradizione orale che Nicola ha continuato a raccontare attraverso la sua viva voce e la grande esperienza di artigiano. Così i più giovani, e non solo loro, riconosceranno, solo per citare alcuni soggetti, le storie bizzarre del “mnocidd”, della “mandarra”, del “pmpnar” e della “gravsej” (vedi note), scolpite ad altorilievo in grandi forme lignee complesse e raffinate. Parte di questi racconti orali e della sua attività, filmati nel 2000, durante una serie di incontri avuti con Nicola nella sua bottega, saranno presentati e proiettati per l’occasione.
Per la mostra ho preso in prestito il titolo di un libro del 2015 – non me ne voglia l’autore – La vita segreta degli alberi di Peter Wohlleben, che dopo aver prestato servizio per più di vent’anni come guardaboschi in Germania, si è licenziato per mettere in pratica le sue convinzioni ecologiche. Oggi dirige un’azienda forestale ambientalista nell’Eifel in cui pratica il ritorno alla foresta vergine.
Cosa può accomunare questo piccolo saggio, che racconta della felicità che ci donano gli alberi, con la vita e le opere di Nicola per la mostra a lui dedicata?
Scorrendo le pagine del libro, mi sono pian piano convinto che anche Nicola deve essersi messo in contatto con gli alberi che ancora circondano il suo laboratorio, fino a svelarci, come fa Wohlleben, un segreto sorprendente: gli alberi, come gli altri esseri viventi, sono dotati di memoria, comunicano tra loro, provano emozioni e possono perfino essere soggetti a scottature solari e rughe. Alcuni, come ad esempio le querce, si parlano per mezzo di sostanze chimiche odorose: se un albero subisce un’infestazione da insetti, emana segnali olfattivi su un’area abbastanza vasta e tutti gli esemplari che ricevono il messaggio si preparano a respingere l’attacco, depositando nel giro di pochi minuti speciali sostanze amare che mettono in fuga gli insetti.
Nel boschetto che circonda la falegnameria, soprattutto durante i lunghi inverni, devono essere accadute le cose più stupefacenti: gli alberi non solo comunicavano fra loro ma circondavano Nicola di amorevoli cure e ne erano ricambiati, si preoccupavano della vecchiaia che avanzava, insieme provavano sensazioni ed emozioni e si scambiavano ricordi. Tutto questo Nicola deve averlo per forza vissuto, perché quando si entra in contatto con il suo mondo e le sue opere lignee, sembra di addentrarsi in un universo sorprendente e misterioso fatto di affascinanti storie sulle insospettate capacità degli alberi di lasciarsi plasmare dalle mani dell’artigiano per continuare a vivere sotto altre segrete spoglie.
Bisogna entrare nel luogo dove Nicola ha vissuto la sua intera esistenza, per accorgersi dell’universo costellato di immaginifiche storie che ogni attrezzo, macchina e oggetto porta con sé. Allora si è inglobati nella sua personale wunderkammer, attratti dalla moltitudine degli oggetti costruiti, raccolti e ammucchiati, dove ogni oggetto solidarizza la propria esistenza con gli altri, ogni cosa dona linfa vitale alle altre cose, e tutto esiste perché è connesso in un unico ecosistema che deve essere osservato e protetto così com’è, esattamente come il boschetto che vive nei dintorni della falegnameria/deposito.
Le piccole e numerose sculture, così allineate, sembrano essere come gli alberi di un bosco, un luogo dove le anime degli uomini e degli animali di incontrano, producono un rumoroso vociare e tutti insieme accompagnano il suono forte del vento. La mostra è solo un piccolo spaccato di quelli che erano gli interessi di Nicola, un ricercatore mite e laborioso che praticava e pensava; un invito alla scoperta del suo mondo interiore che ci insegna a provare un rinnovato stupore per i prodigi del lavoro artigianale e manuale. Una dichiarazione d’amore indirizzata alle sue numerose creazioni e alla vita segreta degli alberi.
La leggenda del “mnocidd” (monachello)
In riferimento alla spiegazione fornita da Carlo Levi in “Cristo si e’ fermato ad Eboli”, tale personaggio era l’anima vagante di un bambino morto senza essere stato battezzato. Si invocava soprattutto per spaventare i bambini che avevano fatto qualche monelleria. Esso visitava i vivi la notte e tirava loro i piedi e le coperte. Abitavano vicino ai pozzi e all’interno di essi. Avevano un cappello rosso e a coloro che riuscivano a rubarglielo veniva offerto oro ed altro.
La “mandarra”
La “mandarra” era una specie di essere mostruoso.
Aveva l’aspetto di una donna gigantesca. Soprattutto aveva le gambe lunghissime. Essa, la notte stava in agguato e con le sue gambe lunghe era sempre pronta ad afferrare chi passava e non la scorgeva. Piantava i suoi piedoni sui tetti delle case o sui massi rocciosi. Stringeva fra le sue gambacce solo le persone cattive
La leggenda del “pmpnar” (lupo mannaro)
I lupi mannari sono degli uomini normali che la leggenda vuole nati nella notte di Natale, a mezzanotte in punto. Nelle notti di plenilunio diventano simili a lupi e terrorizzano interi paesi.
Gli uomini si trasformano e diventano lupi perche’ vittime di oscuri sortilegi che si possono guarire solo con uno stratagemma: pungere con uno spillo il lupo mannaro. Il sangue perduto permette all’uomo di ritornare alla normalita’.
La “gravsej”
Fenomeno provocato da persone dotate di particolari poteri magici in grado di causare una sensazione di soffocamento ad individui nemici.
(Note tratte dal sito del Comune di Stigliano)
NICOLA SANTAMORENA
Maestro Artigiano
LA VITA SEGRETA DEGLI ALBERI
Wunderkammer
A cura di Dino Ferruzzi
Ricerca e consulenza tecnica: Salvatore Santamorena
Coordinamento all’allestimento: Gianna Paola Machiavelli, Lucia Rasulo
con la collaborazione del CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea di Cremona
Patrocinio del Comune di Stigliano (MT)
Dal 9 al 31 Agosto 2020
Inaugurazione – Sabato 8 Agosto 2020 – ore 19.00
Via Principe di Napoli, 32 Stigliano (MT)
Orari di apertura – 10.00/13.00 – 21.00/23.00