coronavirus
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S.Arcangelo (PZ) – Ho pubblicato su alcuni giornali qualche nota sulla storia della spagnola e sulla attuale pandemia che da ora in poi chiamerò “CINESE”e che sta interessando il mondo intero.
Mi sono posto il problema di come sarà ricordata questa pandemia e mi è venuto in mente di chiamarla Cinese per i motivi che tutti conosciamo.

Molti storceranno il naso e potranno dire” che bella scoperta”!. Sono di anni ottanta e più e l’esperienza avuta come medico girando il mondo mi ha convinto che qualcosa di importante come questa pandemia da coloro che ci seguiranno non potrà essere ricordata con un nome scientifico, non accettato dalla gente comune, ma deve avere un nome semplice, compreso da tutti e facilmente ricordato “CINESE”.
La Spagnola, l’epidemia più spaventosa dopo quelle del Medio Evo, che costò più di 21 milioni di vite umane e, in un modo o nell’altro, interessò più di un miliardo di uomini – e cioè la metà della popolazione del globo- sarebbe dovuto rimanere indelebilmente impressa nella coscienza umana così come quella che stiamo vivendo.Oggi la Spagnola non è che un un ricordo per molta gente e specie per coloro che la “ CINESE ” ha portato via ingiustamente,come riportato da molti giornali.

Le persone che hanno meno di settant’anni probabilmente non conoscono neanche l’esistenza dellla Spagnola, flagello che sorse e si spense alla fine della prima guerra mondiale,falciò almeno mezzo milione di vite, mentre anche in America alcuni scienziati, data la gravità dell’infezione, avevano compreso che erano in gioco le sorti dell’intera civiltà. La medicina dell’epoca poteva poco più che nel Medio Evo e anche quando una croce rossa dipinta sulla porta di una casa colpita dal contagio, con la scritta “Dio abbi pietà di noi”, rappresentava il massimo della scienza medica. La caratteristica più sconcertante della spagnola fu la sua labilità, il fatto che, una volta passata, non ne rimase traccia.

Fu, con ogni probabilità, un virus aviario, che riuscì ad adattarsi all’uomo senza passaggi intermedi, e solo dopo molti anni è stato individuato.

Il completamento del genoma del virus della spagnola (H1N1) è stato reso possibile grazie agli sforzi di ricercatori americani ed è avvenuto quando la rivoluzione genetica si è impossessata di frammenti di virus, prelevati, verso la fine degli anni ’90, dai resti di persone morte a causa dell’epidemia, ritrovati congelati tra i ghiacci dell’Alaska.

E’ un campanello l’allarme che dovrà fornire alle generazioni future in anticipo i mezzi per essere così preparati a situazioni come quelle che stiamo vivendo. Altre pandemie potremo aspettarci con il passar degli anni , tutte legate a microbi o virus che con il tempo mutano in senso negativo e passano dagli animali all’uomo, producendo in esso patologie molto gravi e spesso mortali. Perciò, nonostante la vigilanza dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, non è escluso che una “nuova spagnola”, come è avvenuto per la CINESE portata da un ignaro passeggero, possa una bella mattina atterrare all’aeroporto Kennedy, Heathrow,, Orly, Malpensa o al Leonardo da Vinci, toccando la pista alla velocità di frenata di 260 chilometri l’ora, superando il controllo passaporti e passare, senza destar sospetto, l’Ufficio Immigrazione e l’Ufficio Sanitario dell’aeroporto.

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Antonio Molfese, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Urologia, Igiene e Medicina Preventiva, Medicina Legale e delle Assicurazioni, ha compiuto ricerche presso il Karolinska Institut di Stoccolma, e presso l’Università Cattolica di Roma. È stato Professore a contratto dal 1990 al 1994 presso l’Istituto di Igiene dell’Università di Sassari ed ha insegnato Medicina Navale e delle Piattaforme Petrolifere. Studioso di Storia Regionale, è anche autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di programmi televisivi di educazione sanitaria e collabora in qualità di giornalista con riviste specializzate nel settore dell’igiene e della medicina preventiva. Dirige da XX anni il Centro Regionale Lucano dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, Torre Molfese, Centro Studi sulla Popolazione e per migliorare la condizione dell’anziano in Basilicata- Torre Molfese, San Brancato di Sant’Arcangelo (PZ).