Caro Angelo, “da stiglianese adottivo”, ho letto voracemente il tuo bel libro “Le piazze raccontano“. Le piazze, in genere, e alcune vie come quelle che tu fai rivivere in modo ammaliante, sono le finestre della memoria, i segni ovvero “i tatuaggi emozionali” che visivamente parlano e dialogano maieuticamente, attraverso una brachilogia intensa ed efficace tra due interlocutori, pur così diversi, che si alternano nella narrazione: le piazze e il tuo “io” parlante.
C’è un realismo magico e dialettico tra l’anima materiale delle piazze cristallizzata nelle sue silenti e loquaci strutture e l’anima umana, la tua, attraverso un itinerario storico fatto di sacro ascolto, di attenzione a percepire la flebile e inconfondibile voce del passato, quasi un’attrazione fatale, “una corrispondenza d’amorosi sensi” che avvolgono gli indelebili ricordi.
Anche i raffinati schizzi di due artisti stiglianesi, Nicola Iosca e Pasquale Zamparella hanno avvalorato la narrazione con i disegni dei luoghi: si ha la sensazione di un tempo sospeso tra passato e presente; si coglie una stimmung, cioè un’aura speciale di un determinato periodo storico.
Nel testo Le Piazze raccontano, le immagini e i tasselli di una microstoria, che non può essere dimenticata ma che va custodita e tramandata alle giovani generazioni, si coniugano con la descrizione dei luoghi simbolo, le piazze e le vie, dove si svolgevano le vicende e i riti civili, religiosi, quotidiani degli “umani” abitatori.
Il silenzio è l’abbrivio di ogni dialogo e la parola silente si fa res e substantia rerum, assumendo la carnalità che riveste lo spirito e il logos. I distratti, coloro che si fanno fagocitare dal frastuono insulso e frenetico della società dei consumi diventano incapaci di auscultare le voci delle piazze e delle vie che, in fondo, ci richiamano alla essenzialità e alle idealità della vita, al senso di comunanza, di solidarietà e di convivenza, in cui sia prevalente un continuo processo di umanizzazione.
Per me che ho vissuto a Stigliano per circa otto anni, sentendomi pienamente cittadino acquisito o “stiglianese adottivo”, come tu ben dici, queste storie che tu hai saputo sapientemente narrare con affetto, con simpatia, con ironia, con sommessa tristezza per ciò che, ogni giorno, questo amabile paese “che sempre ci torna in cuore” va purtroppo perdendo e disperdendo, ebbene queste storie che hanno il sapore di una favola antica non devono essere obliate.
I fotogrammi, i ricordi, la cronaca riflettono la vita vissuta o ogni stiglianese dovrebbe far tesoro di questa miniera di piccole storie per non dimenticare le proprie radici. Ma il testo Le Piazze raccontano hanno il fascino di un misterioso affresco che si disvela, un viatico di memorabilia che ci mettono in atteggiamento di riflessione e di confronto rispetto al presente.
Caro Angelo, Le Piazze raccontano è un libro godibile che almeno gli stiglianesi e i lucani, in ogni dove, dovrebbero leggere e apprezzare, ma che è idoneo per tutti, soprattutto per le giovani generazioni, in ogni luogo della nostra Italia, per non essere orfani del passato e della storia locale.
Ti ringrazio da parte mia e da parte di chi avrà la felice ventura di leggere il tuo libro. Cordialmente.
Peppino Mastromarino