coronavirus
Corona virus.Foto da Regione Piemonte

S.Arcangelo (PZ) – Per i pazienti da Covid ancora non sono stati scoperti farmaci validi per il suo trattamento; attualmente la cura praticata va dal cortisone all’eparina dal plasma iperimmune ad altri farmaci ancora in via di sperimentazione (cfr. C.Marrone Corsera 20-01-2021).

La lotta contro la pandemia causata da un virus che mostra molte varianti, che rendono la sua cura sempre più difficile, non è fatta solo di vaccini (alcuni pronti ma insufficienti a soddisfare le numerose richieste) dal momento che mancano ancora farmaci per trattare tutti i pazienti già infetti e gravemente malati. Sui vaccini sono stati fatti passi da gigante e quasi tutte le grandi nazioni ne hanno prodotto o sono in fase avanzata di produzione.

I farmaci che attualmente vengono utilizzati nel periodo acuto e per i pazienti gravi sono i glucocorticoidi con il desametasone e l’eparina. Il farmaco anticoagulante è necessario per prevenire eventi tromboembolici ed il basso dosaggio poi è raccomandato per pazienti allettati anche a domicilio.

Il plasma iperimmune, proveniente da pazienti convalescenti, porta benefici quando l’infusione viene praticata entro pochissimi giorni dalla comparsa dei sintomi, riducendo la probabilità dì progressione della malattia verso gravi forme respiratorie; è necessario però che siano presenti nel siero anticorpi neutralizzanti, che producono solo pazienti che hanno sviluppato una malattia grave.

L’attenzione attuale è tutta basata sui farmaci monoclonali prodotti in laboratorio, che agiscono attaccando il virus mentre è in circolo e sono indicati in una fase precoce della malattia.
La Food and Drug Administration USA ha approvato, solo con uso in emergenza, 2 anticorpi monoclonali, ma non li ha ancora liberalizzati perché ritiene che i benefici non siano del tutto così chiari.

Ci sono allo studio molti farmaci monoclonali, ma per ottenere un beneficio devono essere somministrati entro 48-72 ore dalla manifestazione dei sintomi e la terapia va effettuata in ospedale per monitorare eventuali reazioni allergiche frequenti a manifestarsi.

Per sconfiggere il Covid-19 non abbiamo un farmaco specifico per chi sta male in modo grave. La speranza è da riporre nei farmaci monoclonali ed è da chiarire se ce ne sia qualcuno che funzioni anche su pazienti gravi o se invece questa classe di farmaci può funzionare solo se utilizzata in fase precoce della malattia.

Dal momento che il problema sembra essere l’abnorme risposta immunitaria sviluppata contro il virus, il futuro della ricerca potrebbe concentrarsi nell’identificare un anticorpo monoclonale antinfiammatorio immunosoppressivo.

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Antonio Molfese, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Urologia, Igiene e Medicina Preventiva, Medicina Legale e delle Assicurazioni, ha compiuto ricerche presso il Karolinska Institut di Stoccolma, e presso l’Università Cattolica di Roma. È stato Professore a contratto dal 1990 al 1994 presso l’Istituto di Igiene dell’Università di Sassari ed ha insegnato Medicina Navale e delle Piattaforme Petrolifere. Studioso di Storia Regionale, è anche autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di programmi televisivi di educazione sanitaria e collabora in qualità di giornalista con riviste specializzate nel settore dell’igiene e della medicina preventiva. Dirige da XX anni il Centro Regionale Lucano dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, Torre Molfese, Centro Studi sulla Popolazione e per migliorare la condizione dell’anziano in Basilicata- Torre Molfese, San Brancato di Sant’Arcangelo (PZ).