Michele Santoro
Michele Santoro

Taranto – Sono trascorsi 40 anni da quella domenica sera del 23 Novembre 1980, quando l’orologio di Piazza Prefettura, a Potenza, si fermò alle 19.34.

“…Da lontano s’ode un forte boato, poi la terra comincia a tremare, in continuità per un tempo che sembra infinito. Novanta lunghi secondi e quelli finali creano un movimento ondulatorio così forte che tocca lo stomaco. Non si ha il tempo di capire; quando la mente assimila quello che sta accadendo è già troppo tardi: tutto si è compiuto..

Le macerie, le pietre ed i muri di fango e la polvere soffocano le grida che s’inseguono e dopo si fermano e muoiono.

Le case di molti paesi, antichi presepi, posti in cima alle colline, hanno ceduto, seppellendo, nell’ultima scossa ondulatoria di 15 secondi, tutto!

Dopo un lungo silenzio, si cerca di comprendere, e con gli occhi lavati dalle lacrime si comincia a scavare con le mani, cercando, una voce, un palpito di vita nell’oscurità…

Qui c’era la mia casa…

I miei figli erano in Chiesa per la funzione….

Dal buio profondo ed impenetrabile si odono delle voci fievoli e da lontano un abbaiare di cani.

Anche la nostra anima è sconquassata, il pianto non c’è, tutto è stato così improvviso.

Un terremoto, del X (in sei paesi), del IX e VIII grado Mercalli ha raso al suolo anche la nostra coscienza!” (M.S.)

Tre, nel tempo, sono stati gli appuntamenti, fortemente voluti, dall’Associazione Culturale Presenza Lucana di Taranto per ricordare il terremoto dell’Irpinia e Basilicata del 23 Novembre 1980. 2735 furono le vittime nei novanta secondi del terribile sisma di 40 anni fa. Incontri per non dimenticare e per fare conoscere la tragedia, alla popolazione, nata dopo il 1980.

Nella programmazione del 2020 di Presenza Lucana era previsto un nuovo evento culturale su questo argomento, il più disastroso del dopoguerra. Purtroppo Il Covid ha impedito che, nell’arco dell’anno si realizzassero incontri culturali per evitare assembramenti.

Nel suo primo testo dal titolo I giorni dopo il terremoto, il giornalista Vittorio Sabia, spentosi nel 2017, così ha descritto in uno degli incontri presso l’Associazione i primi momenti di quel 23 Novembre:

Un brontolio sordo.

Una vibrazione lunga.

Uno scricchiolio sinistro,

Il rumore di una trivella che buca il suolo…”

E’ questo un testo pubblicato sull’onda delle emozioni e degli episodi vissuti a contatto dei sopravissuti, tra le popolazioni dei paesi della Basilicata che, solo, dopo il sisma hanno avuto un nome!

Due altri testi dal titolo: “Le pietre del cratere” (1990) e “Un terremoto senza fine” (2000) sono stati pubblicati dal giornalista a distanza di 10 e 20 anni. Nell’ultimo sono le fotografie di Nicola Santagata che danno un’idea precisa dei luoghi del disastro causati e delle opere di ricostruzione effettuate.

  • Le code, davanti allo stadio di calcio Viviani, per ritirare il buono per i pasti preparati dai militari sul prato del campo sportivo,
  • Papa Giovanni Paolo II che, con la tonaca bianca, impolverata, il 24 Novembre, visitò le zone terremotate fermandosi a salutare i feriti al “San Carlo” di Potenza;
  • Le roulettes prima ed i containers dopo, scatole di latta ma muniti di bagno cucinino e stufa. Poi arrivarono le prime case prefabbricate, alcune in legno, altre in legno e cemento.
  • Altre immagini sono quelle di Brienza, dal terremoto distrutta, come appare, oggi, dopo la ricostruzione.
  • Balvano completamente trasformata dal cemento. Dell’antico non rimane più niente. Questa è stata una scelta poco gradita.

Poi le foto si spostano in alcuni dei centri dichiarati “disastrati” oltre Potenza,Castelgrande, Muro lucano, Bella, Pescopagano, Ruvo del Monte e Vietri di Potenza.

Un grande ringraziamento a tutti i giovani che si mobilitarano, da tutte le parti d’Italia, per prestare soccorso alla popolazione colpita dal sisma. “Gli angeli del terremoto” furono chiamati. Quanti di loro possono, oggi, raccontare le tragiche storie che un freddo inverno rese ancora più drammatiche?

All’ultimo incontro hanno partecipato Michele Ascoli e Mario Calzolaro con toccanti letture, comprese quelle delle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali e locali. Il cantautore Antonio Labate ha presentato una sua composizione dal titolo “Quando la terra trema”.

Ha fatto bene la RAI a pubblicizzare l’evento per poter “leggere” i problemi che, a distanza di anni, non sono ancora risolti. Speriamo che si possano cogliere i lati positivi iniziando dalla costruzione di fabbriche che evitino ulteriore spopolamento.