Rionero in Vulture, 2012-10-25 – Presso il cinema Vorrasi lo scorso 24 ottobre in occasione delle Primarie del centro-sinistra, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola si è presentato agli elettori. Tanta gente presente. il Sindaco Antonio Placido nel suo intervento ha detto: “Vendola è una persona che garantisce fiducia, la sua presenza a fianco degli operai Fiat di San Nicola di Melfi nella lotta dei 21 giorni è significativa.

Dobbiamo sostenerlo affinchè risulti vincitore di queste primarie”.  Una giovane studentessa universitaria,Nicla Notarangelo di Rionero, preoccupata del suo futuro, ha aggiunto: ” sono una ragazza di 27 anni, in procinto di concludere una carriera accademica che forse ha consumato troppi anni della mia vita. Anni di sacrifici, passati tra lavoretti precari e un’università che troppo spesso si è allontanata dalla sua natura di luogo di costruzione di cultura per assomigliare sempre più ad un esamificio. La prospettiva di continuare a vivere in Italia mi spaventa. Non ho paura della crisi economica, ma del mercato del lavoro che appare immobile bloccato da un radicato sistema di clientelismo e nepotismo.Non voglio essere costretta ad andare via. In che modo si possono cambiare questi orizzonti, per non costringere le generazioni più giovani a cercare la vita altrove?”. Il prof. Ernesto Miranda, docente di Filosofia del Liceo Classico “Orazio Flacco” di Venosa ha letto alcuni pensieri di Antonio Gramsci del 1917, tratti da La Città Futura: “Odio gli indifferenti […]. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita […].Odio gli indifferenti perché mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti.

Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime”. Un secolo è trascorso da quell’undici Febbraio del 1917 e poco o nulla è cambiato. Solo gli indifferenti si sono moltiplicati come le cellule impazzite di un carcinoma che infetta un corpo sociale in decomposizione che produce, decomponendosi, precarietà, disperazione, sfiducia, fatalismo”. Poi il prof. Miranda ha aggiunto: “ Ho conosciuto Nichi circa vent’anni fa, Quel che mi aspetto da Nichi Vendola, ma soprattutto da voi che siete qui, spero, non per incoronare un leader, ma per dare inizio ad un processo di riqualificazione della politica che parta dal basso, che comporti partecipazione e antagonismo, che sottenda l’intenzione di ridare le ali a quell’ansia di libertà di cui da troppo tempo la sinistra italiana ha perduto persino il ricordo, mi aspetto, dicevo, pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà.

Pessimismo dell’intelligenza, ovvero: lucidità nell’analisi, realismo antiretorico e antipopulistico, ripresa di quel pensiero critico che ha caratterizzato, nella sua storia, i momenti migliori di quella tradizione comunista che troppo frettolosamente la sinistra odierna ha sotterrato, quasi fosse un marchio di infamia. E ottimismo della volontà, ovvero: antagonismo reale, attivismo politico, riqualificazione del carattere specifico di una forza politica che voglia qualificarsi come alternativa allo status quo e che intenda opporsi alle forme sempre più ciniche di potere messe in atto da un capitalismo parassitario che ha saputo realizzare la forma più subdola di totalitarismo politico: quella del totalitarismo in veste di democrazia. Ebbene, io spero che Vendola possa garantire un impegno che vada in questa direzione. Io e Nichi condividiamo, tra le altre cose, un maestro comune: Arcangelo Leone de Castris. E nel suo ricordo voglio chiudere il mio intervento:

Per un compagno

(Ad Arcangelo Leone de Castris)

In uno straccio rosso

Che un tempo fu bandiera,

Fiera di sventolare,

Tra sole e sangue,

Simbolo,

Per uomini cresciuti nella pena,

Di un riscatto sperato,

Di una liberazione invano attesa,

Ravvolgi quel che resta dei tuoi sogni:

Frammenti di un racconto favoloso

Di cui non v’è più traccia nella storia.

Ma è la memoria di quel che non è stato:

E’ il grido soffocato –

Cresciuto come un’onda alla risacca

Che rapida si frange sugli scogli –;

E‘ il pianto senza voce delle mogli,

Il silenzio dei figli,

Quel che sul cuor ti grava

E ti tormenta.

Deponi pure, allora, in quello straccio

Il sogno di trasfigurare il mondo;

Ma il tuo ferito amore,

La tua passione antica

Non devi consegnare a quel nemico

Che per tutta la vita hai combattuto.

Dai voce ancora alla tua intelligenza,

Di nuovo alla tua rabbia un’occasione.

Giovani grida e quelle mai sopite

Si fondono a formare un solo coro.

Quel coro ci ricorda le ragioni

Per cui ci siam battuti e non invano;

Quel grido non è un simbolo consunto,

Un “ismo” che si può sacrificare

Con gli altri al grande altare della storia.

E’ voce umana senza più memoria,

Del dolore che strazia anime e corpi

Eco che chiama e che non puoi ignorare:

Per essa noi sarem compagni ancora,

Per essa val la pena di lottare.

Nichi Vendola, dopo aver tracciato l’apostolato delle figure più umili, la classe operaia dall’’800 ai giorni d’oggi, attribuendo le responsabilità alla borghesia agraria ed industriale, e considerata la scuola, un settore subordinato ed ubbidiente, che non da più voti, ma “debiti”,ha chiuso gli interventi: “il lavoro non vale un fico secco perchè viviamo in una società capitalistica con le sue speculazioni finanziarie.Ci battiamo per battere la signora finanza. Il bilancio di 10 milioni di famiglie italiane è disastroso, si sta impoverendo perfino il ceto medio. Renzi cena con i finanzieri, io starei bene con gli operai della Fiat di Melfi”.

Lorenzo Zolfo

Le foto riprendono l’arrivo di Nichi Vendola ed il suo intervento davanti una folta platea.