Stigliano e la Lucania-Basilicata sembrano essere state risparmiate per fortuna dalla recente improvvisa devastante pandemia. Oltre 350.000 finora le vittime nel mondo, oltre 33.000 in Italia. La Lucania-Basilicata, dove si sono registrati 27 decessi, è riuscita invece a limitare i danni e si ha l’impressione che proprio le sue debolezze abbiano costituito una panoplia nella lotta contro il virus Covid-19, che è risultato letale in ogni parte del mondo.
Si vuol dire che la salvezza potrebbe essere dovuta forse a due elementi, il basso tasso demografico e la rilevante distanza che separa i 130 comuni, perlopiù piccoli borghi isolati in collina o in montagna. Nei paesi della montagna materana tutto sembra essersi risolto con i soli inevitabili disagi derivanti dalla sfibrante quarantena, carica di stress e di paura.
La possibilità di uscire indenni dall’epidemia, come tutti si augurano, non elimina, però, la serie di mali, che con un processo perverso e magmatico di cause e di effetti hanno segnato la storia della regione fin dagli anni immediatamente successivi alla nascita del Regno d’Italia: disoccupazione, povertà, emigrazione, calo demografico, invecchiamento della popolazione anche a causa di una progressiva e inarrestabile diminuzione delle nascite.
Della difficile e inquietante realtà non mancarono di occuparsi valenti e illuminati parlamentari lucani, che avanzarono proposte per migliorare le condizioni sociali ed economiche della Provincia di Basilicata. Furono loro a indurre nel 1902 il Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli a compiere il faticoso viaggio nelle contrade lucane, che produsse di lì a poco la famosa legge speciale del 1904.
Già prima, comunque, Salvatore Correale, deputato per ben quattro legislature dal 1876 al 1889 era ripetutamente intervenuto alla Camera per perorare provvedimenti a favore delle scuole e la realizzazione di lavori pubblici utili a far nascere una rete stradale quasi del tutto inesistente. Nel suo intervento del 25 giugno 1879, ad esempio, aveva sostenuto l’opportunità di creare una tratta ferroviaria Matera – Altamura, per migliorare i rapporti e gli scambi con la vicina Puglia. In tale occasione, rivolgendosi ai colleghi parlamentari, affermò: «Voi non dovrete giudicarla quasi una questione di municipio o di campanile, quando avrete fatto riflesso che il bene che voi farete a quei paesi, ad una vasta plaga di territorio ed alle numerose popolazioni di che è cosparsa, rende maggiori i benefizi che voi avete conceduto alle importanti città limitrofe; sviluppa ed accresce smisuratamente i commerci e le industrie paesane, a cui fu vostro proposito di arrecare giovamento…».
Lo stesso Correale, peraltro, come sindaco di Stigliano, dove era nato il 25 maggio 1837, in una informativa al Prefetto del 1868 aveva rappresentato senza veli e ad ampio spettro le condizioni sociali ed economiche del suo Comune, lamentando in particolare «l’eccessivo aumento delle imposte», «la mancanza assoluta di strade», le pessime condizioni dell’istruzione pubblica che «cammina[va] … a passi lenti e gravi», impedendo così di combattere efficacemente la grave piaga dell’analfabetismo.
Non si vuol dire, a questo punto, che circa un secolo e mezzo è trascorso invano. Ma è sotto gli occhi di tutti che, pur in un contesto storico completamente mutato, molti annosi problemi sono in realtà rimasti irrisolti e sotto mutate spoglie si ripropongono con grande forza. La drammatica vicenda della epidemia ancora in corso ha finito per fornire una radiografia spietata dei mali che affliggono le aree interne della Lucania-Basilicata, che da troppo tempo ormai vivono in uno stato preagonico, perché molti vecchi problemi, come la mancanza di lavoro e l’emigrazione, sono rimasti irrisolti e problemi nuovi e gravi si sono aggiunti, sopratutto negli ultimi venti anni. Così, Stigliano oggi si trova ad affrontare nuove incombenti minacce rappresentate dal grave isolamento per la recente gigantesca frana che ha investito parte dell’abitato, la devastazione del territorio prodotta dalle estrazioni petrolifere nella vicina Tempa Rossa, la mancanza di una dignitosa assistenza sanitaria per la paventata chiusura dell’ospedale, che si cerca proprio in questi giorni di scongiurare.
Ma il corona-virus ha messo a nudo anche il bubbone che tormenta questa nostra modernità, malata di inquinamento ambientale, di inurbamento selvaggio, di cinica economia globalizzata, come attesta in maniera lampante la devastante crisi sanitaria apertasi in Lombardia e in altre regioni del Nord dell’Italia.
Per questo, le politiche che da subito saranno adottate a livello regionale, nazionale, europeo e mondiale ci diranno presto se s’intende proseguire nella folle corsa verso il baratro o avviare, invece, una salvifica inversione di tendenza.