Matera – È tornato a Matera il 15 aprile, il professore e autore barese Trifone Gargano a parlare della mariologia popolare tra letteratura, arte e musica. Un viaggio interdisciplinare che ha chiuso la mostra “La Via della Croce Matera per L’Aquila”, partendo dal canto trentatré del paradiso conosciuto per l’orazione di Dante alla Vergine Madre, figura ricorrente nel “viaggio della speranza” oggetto della mostra, ospitata nei locali dell’Ex Ospedale San Rocco fino a ieri.
L’ardimento di parole che rappresenta la cantica testimonia la conclamata ineffabilita’ dantesca. Dante vede l’inimmaginabile e dice l’indicibile. Ma non riesce a dar conto totalmente di ciò che sente. È la poesia del non detto, il “visibile parlare” che ritroveremo secoli dopo nel cantautore genovese, Fabrizio De André, nell’album “Tutti morimmo a stento”: un viaggio in un girone dantesco della desolazione umana tra “gli arcobaleni d’altri mondi” del “Primo Intermezzo” e l’incapacità di esprimere “il mondo nel cuore” de “Il matto”.
Successivo è il Faber sognante di “Ave Maria” e “Il sogno di Maria”. “Non ho le parole per articolare il mio sentire”, dirà Leopardi nell’Ottocento. Dall’indicibile messo in musica ai “Divertimenti poetici” di Maria Antonia Scalera, donna che nel 1600 scrive – il che è di per sé rivoluzionario -, compiangendo le miserie del proprio sesso per arrivare all’Ave Mary di Michela Murgia, scrittrice e giornalista del nostro tempo.
Il viaggio di Gargano passa anche attraverso l’arte di Caravaggio e Mantegna, la “Maria diversamente viva” – così da lui definita e la musica dei contemporanei Ermal Meta e Fedez, che riprendono il tema dantesco di Beatrice, la donna che riconcilia l’umanità con Dio. È una riflessione totale sulla donna, quella di Gargano, condita con la sua verve travolgente e la sua vis comica che rendono anche la Divina Commedia uno strumento pop, trasversale e accessibile a tutti.