CINGHIALE
CINGHIALE

Anche il Corriere della Sera dedica una pagina ai danni provocati dai cinghiali.E’ tempo che gli agricoltori anche in Basilicata sappiano a chi debbono la rovina delle ,coltivazioni e gli incidenti provocati dai cinghiali, specie in questo periodo , nel quale le spighe di grano sono mature e molto appetibili.

L’invasione continua, eccessiva e incontrollata, sta provocando alle attività agricole notevolissimi danni. Ma come porvi rimedio? I grossi cinghiali mittleuropei,non adatti per le nostre zone coltivate, continuano impunemente a crescere e moltiplicarsi sul nostro territorio(parlo anche della Basilicata) edapportano crescenti danni alle attività agricole,e non solo,cui si aggiungono gli incidentidi caccia,il bracconaggio e ripetuti disastri stradali.

Il consumo indiscriminato di spighe, oltre a quello provocato scorazzando per i campi in crescita che producono allettamento dello stelo che non si rialza,per cui spesso le macchine durante la mietitura non riescono a raggiungerlo e trasformarlo in seme, è enorme e non sempre rimborsato adeguatamente. Gli agricoltori non possono recintare i campi per evitare che questi predatori distruggano il raccolto.

E’ necessario ridurre drasticamente su tutto il territorio italiano,specie quello coltivato, il numero degli animali e con il tempo pensare ad una graduale riconversione dell’ecosistema, ridando spazio al vero Cinghiale Maremmano, piccolo e frugale, poco prolifico e legato a macchie, forteti e boschi, piuttosto che a vigneti e campi coltivati.

Le AUTORITA’NAZIONALI e le ISTITUZIONI LOCALI preposte debbono trovare una soluzione con urgenza, sia per evitare ulteriori ed ingenti danni all’agricoltura, già molto carente in tutta la regione Basilicata per le basse produzioni e per i ricavi irrisori,sia per ridurre gli incidenti stradali in aumento.

E’ proprio di recente una foto che, per mangiare grappoli d’uva posti in alto, un cinghiale è salito sulla groppa dell’altro ed è riuscito a raggiungereli..Attendiamo dalle autorità Nazionali e Locali la risoluzione rapida del problemaaltrimenti saremo costretti,dopo aver documentato con foto o droni i danni ricevuti,oltreche a richiedere tutti un indennizzo per il mancato guadagno, a disimpegnarci dai pagamenti di tasse e quanto altro dovuto, fino a quando non sarà eliminato l’inconveniente in modo definitivo.

E’ stata avanzata una proposta che la carne dei cinghiali abbattuti, quella idonea,potrebbe essere utilizzata in tanti modi,in quanto prodotto commestibile molto gustoso..

Bisogna pensare al benessere della regione,ma anche risarcire gli agricoltori con sollecitudine per i danni che hanno subito.

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Antonio Molfese, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Urologia, Igiene e Medicina Preventiva, Medicina Legale e delle Assicurazioni, ha compiuto ricerche presso il Karolinska Institut di Stoccolma, e presso l’Università Cattolica di Roma. È stato Professore a contratto dal 1990 al 1994 presso l’Istituto di Igiene dell’Università di Sassari ed ha insegnato Medicina Navale e delle Piattaforme Petrolifere. Studioso di Storia Regionale, è anche autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di programmi televisivi di educazione sanitaria e collabora in qualità di giornalista con riviste specializzate nel settore dell’igiene e della medicina preventiva. Dirige da XX anni il Centro Regionale Lucano dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, Torre Molfese, Centro Studi sulla Popolazione e per migliorare la condizione dell’anziano in Basilicata- Torre Molfese, San Brancato di Sant’Arcangelo (PZ).